Sono 100’000 gli impieghi direttamente toccati dai dazi americani, di cui un quinto nell’industria orologiera: la stima viene avanzata venerdì da Economiesuisse, che si affretta a precisare che per calcolare l’impatto generale delle barriere tariffarie vanno poi aggiunti i posti dei fornitori dell’industria d’esportazione.

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“Al momento è difficile valutare in che misura la politica doganale degli Stati Uniti porterà a una riduzione dell’occupazione”, afferma la federazione delle imprese svizzere in un comunicato. “Un fattore decisivo sarà la durata della situazione sfavorevole”.
Se il Consiglio federale in un lasso di tempo ragionevole non riuscirà a ridurre i dazi - ora del 39% - almeno a un livello paragonabile a quello di altri paesi si dovrà prevedere un impatto negativo sull’occupazione, in particolare nei settori industriali fortemente esposti.
Per ridurre al minimo gli effetti negativi oltre che procedere sul fronte diplomatico è fondamentale che le aziende vengano rapidamente e efficacemente sollevate dagli oneri burocratici e normativi, argomenta l’organizzazione. “È necessario compensare il più possibile lo svantaggio competitivo negli Stati Uniti migliorando le condizioni della Svizzera come piazza economica”, conclude Economiesuisse.

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