Svizzera

Dazi, tra errori da non fare e opportunità

Sostegno all’economia che si dedica all’export da parte di Berna, prosecuzione del dialogo con gli USA ed uno sguardo alle alternative commerciali - L’analisi a SEIDISERA dell’economista Edoardo Beretta

  • Ieri, 19:25
  • Ieri, 19:26
04:36

SEIDISERA dell’1.08.2025 - Dazi, intervista a Edoardo Beretta

RSI Info 01.08.2025, 19:23

  • keystone
Di: SEIDISERA/sdr 

Avere dazi al 39% è qualcosa di assolutamente poco competitivo rispetto alle altre nazioni, ma vanno cercate soluzioni commerciali mantenendo aperto il dialogo con gli USA. A sottolineare questi ed altri aspetti alla trasmissione SEIDISERA è l’economista Edoardo Beretta, professore di macroeconomia internazionale all’Università di Lugano.

“Vi è da dire che la Svizzera forse negli ultimi anni si è anche sovraesposta nei confronti del commercio con gli Stati Uniti - spiega Beretta -. Pensiamo soltanto al fatto che il primo partner commerciale della Svizzera, prescindendo dall’Unione Europea nel suo complesso, è sempre stata la Germania. Sia in termini di export che in termini di import. Lo è ancora in termini di import, ma dal 2020 in poi l’export nei confronti degli Stati Uniti, che è un Paese molto più geograficamente lontano e quindi più difficile in un certo senso da malleare, hanno prevalso. Quello tedesco verso la Germania è rimasto come negli anni precedenti. Forse questa è stata un’assunzione di rischi importante. Vi è anche però da dire che è un fenomeno che è avvenuto nell’arco di pochi anni, meno di un decennio, e quindi in qualche modo l’economia svizzera può forse adattarsi nei prossimi anni con una certa rapidità. Rimane naturalmente il danno temporaneo in termini di competitività e soprattutto quella orientata all’export”.
                

Donald Trump ha detto che i dazi stanno facendo entrare migliaia di miliardi negli Stati Uniti e che questo li renderà più ricchi. È davvero così? Cosa dicono gli indicatori economici oggi?
                

“Nel mese di giugno 2025 effettivamente l’amministrazione federale ha incassato qualcosa come 28 miliardi di dollari, che è tre volte il livello mensile del 2024. Dati recenti ci dicono inoltre che l’economia americana nel secondo trimestre è in crescita su base annualizzata del 3%. Quindi, apparentemente, Trump sembrerebbe avere ragione nelle sue previsioni economiche. Sarà da vedere se questo è un risultato durevole o invece dovuto, come alcuni analisti sostengono, da una distorsione da stoccaggi avvenuta nel primo trimestre e che quindi in qualche modo gonfia nel secondo semestre la crescita economica americana. Sarà naturalmente anche da valutare se le nazioni oramai “daziate” non divergeranno una parte del loro commercio verso altre nazioni che presentino condizioni più favorevoli”.
                

I commentatori esperti sui giornali elvetici parlano di decine di migliaia di posti di lavoro a rischio. La stessa presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter ha escluso per il momento, a domanda precisa, degli aiuti pubblici alle aziende, oltre a quelli già esistenti, come il lavoro ridotto. Ma un problema c’è anche da noi.
                

“Temporaneamente senz’altro - spiega ancora il professore -. Sarà fondamentale che da un punto di vista fiscale l’economia svizzera, soprattutto quella orientata all’export, venga in questa situazione sostenuta. Sarà comunque opportuno portare avanti un dialogo e una trattativa con gli Stati Uniti naturalmente pensando sin da ora ad alternative commerciali, cioè guardandosi intorno”.
                

Trump motiva la sua politica dei dazi con la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale degli Stati Uniti con gli altri Paesi a favore dei propri cittadini, dei lavoratori e delle famiglie americane. È una logica che sta in piedi?             

“Il problema del disavanzo commerciale degli Stati Uniti - conclude Beretta - è un problema oramai noto. Il primo disavanzo commerciale statunitense è stato registrato nel ‘72, nel secondo dopoguerra. Di lì in poi è andato aumentando. Il ‘72 è un anno importante perché è il primo anno immediatamente dopo la demonetizzazione dell’oro e sappiamo anche che è un disavanzo che nel 2022 ha raggiunto qualcosa come 958 miliardi su base annua. Quindi il problema c’è, però ancora una volta, come dicevo, gli stessi Stati Uniti in questo momento hanno un’economia produttiva che si è in qualche modo abituata ad importare in eccesso rispetto a quanto esporti. Quindi, in altre parole, se il flusso di export dal resto del mondo nei confronti degli Stati Uniti dovesse andare riducendosi - e questo forse è l’auspicio per dare anche un segnale forte all’amministrazione americana - beh il danno l’avrebbero anche i consumatori americani”.
                

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare