Mercoledì, a Berna, Guy Parmelin assumerà il ruolo di presidente della Confederazione, succedendo così a Karin Keller-Sutter che, ufficialmente, resterà in carica fino al 31 dicembre 2025. Per la sangallese quello che si sta concludendo è stato un anno presidenziale molto particolare e condizionato dall’attualità internazionale (in primis dalla questione dazi). Ma come valuta il mondo politico l’operato di Keller-Sutter? Il Telegiornale della RSI lo ha chiesto ai rappresentanti in Parlamento dei quattro partiti di Governo.

Keller Sutter, un anno di presidenza
Telegiornale 09.12.2025, 20:00
Il 2025 è stato un anno decisamente turbolento per il mondo intero ma anche per la Svizzera e il suo Consiglio federale. La sua presidente Karin Keller-Sutter sicuramente non lo dimenticherà facilmente. Dall’immagine globalmente positiva di politica forte di cui godeva nei primi mesi dell’anno, alle polemiche (in particolare per il braccio di ferro con UBS e i dazi statunitensi). I partiti di governo sembrano tuttavia per lo più soddisfatti dal suo operato. “Ho grande rispetto per la presidente Karin Keller-Sutter. Non ha avuto un anno facile ma non è stata colpa sua, sono state soprattutto le circostanze esterne a produrre molte crisi nell’anno in corso”, dichiara alle telecamere del Telegiornale dalla RSI Thomas Aeschi, presidente del gruppo parlamentare UDC.
Da parte sua, Yvonne Bürgin, presidente del gruppo parlamentare Il Centro, sottolinea che: “Le donne forti sono spesso criticate e ingiustamente. Penso che stia facendo un buon lavoro e che abbia avuto un buon anno. Credo non sia corretto criticarla, perché le donne devono sempre essere due volte più brave degli uomini”.
L’apparente perdita di consenso per Karin Keller-Sutter è arrivata nella seconda metà del 2025. Tutta colpa della discussa telefonata con Donald Trump, il 31 luglio. La sinistra critica l’attitudine generale sulla questione dazi ma plaude proprio a quel tentativo di tenere testa alla Casa bianca. “Paradossalmente, credo che la telefonata con Trump abbia migliorato la sua immagine nella popolazione, perché non credo che la gente abbia pensato che dovessimo essere gentili con lui. Credo che la gente volesse che si dicesse ciò che pensiamo. Questa telefonata è stata una delle cose migliori del suo mandato, perché ha deciso di affrontarlo, come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio”, dice Samuel Bendahan, co-presidente del gruppo parlamentare Partito Socialista.
Secondo Damien Cottier, presidente del gruppo parlamentare PLR, “è stato sbagliato dire ad aprile che fu lei a convincere Trump a rimandare i dazi, quando in realtà si trattava di un contesto globale e anche di pressioni che stava ricevendo dal mondo imprenditoriale americano. Ma è altrettanto sbagliato dire che è stata lei a fare le cose nell’altro senso. Ad agosto, Trump aveva già deciso di fare pressione sulla Svizzera. Quindi, in questo contesto, la presidente o il Consiglio federale (e avrebbe potuto essere qualsiasi altro membro) hanno cercato di fare il possibile”.
Il difficile compito sarà ora tutto nelle mani di Guy Parmelin.









