Svizzera

L’ex spia che sapeva troppo (o troppo poco per l’UE)

Jacques Baud, da analista a “propagandista filorusso” sanzionato dall’Europa: la Svizzera lo difende e chiede spiegazioni – Il professore di diritto: “Le autorità non possono limitare le opinioni sgradite”

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Jacques Baud nel mirino dell'UE

Telegiornale 23.12.2025, 20:00

Di: Telegiornale-Roberto Cattaneo/dielle 

Jacques Baud non è un personaggio qualunque. Ex colonnello dell’esercito svizzero, ex membro dei servizi segreti svizzeri e poi collaboratore dell’ONU e della NATO. Ha operato in tutto il mondo. Quando c’era da parlare di azioni segrete, di guerre, di strategie i media chiamavano lui perché da pensionato non si faceva pregare per raccontare dettagli di cui solitamente nessuno parla.

Finché è finito nel mirino dell’osservatorio Conspiracy Watch, che lo considera un cospirazionista su molti temi, guerra tra Russia e Ucraina compresa. Con posizioni filorusse che giustificano l’attacco di Mosca in risposta all’offensiva che Kiev stava pianificando.

Una settimana fa, l’UE lo ha inserito in una lista di persone sanzionate giustificandosi così: “Agisce come portavoce della propaganda filorussa e diffonde teorie cospirative, ad esempio accusando l’Ucraina di aver inscenato la propria invasione per entrare nella NATO”. Concretamente a Jacques Baud viene impedito di viaggiare dentro all’Unione eruopea e non ha più accesso ai suoi conti bancari.

Sul tema, come scritto ieri (lunedì), a Berna si è mossa anche la politica con due interpellanze di due deputati UDC che criticano le misure varate da Bruxelles, ritenendole una limitazione alla libertà di espressione, e chiedono lumi al Consiglio federale. Governo che da parte sua - per il tramite della SECO - ha fatto sapere di ritenere che sia più efficace rispondere con i fatti a dichiarazioni fallaci e dannose, anziché vietarle.

Da parte sua Jacques Baud è deciso a contestare le sanzioni. E nel frattempo Berna non lo ha abbandonato: “Certo, siamo in contatto con Jacques Baud e gli abbiamo offerto tutto il sostegno possibile – afferma alla RSI il responsabile del DFAE Micheal Steiner –. E proprio oggi abbiamo chiesto spiegazioni alle istanze europee. Abbiamo chiesto i dettagli delle accuse e le conseguenze esatte della loro decisione”.

Il professore di diritto: “Le autorità non possono limitare le opinioni sgradite”

Sulla vicenda, il Telegiornale ha chiesto un commento anche al professore di diritto costituzionale dell’Università di Basilea Markus Schefer, che ha a sua volta criticato le sanzioni. “Le autorità non possono limitare le opinioni solo perché non sono di loro gradimento o perché per loro sono profondamente ripugnanti. Per intervenire è necessario che un’opinione inciti terzi ad agire, il che si traduce in termini molto concreti in una grave violazione degli interessi giuridici, come la vita e l’integrità fisica”.

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