Anche la Svizzera è ormai vittima di campagne di disinformazione, come il resto dell’Europa. Ci sono regimi stranieri, innanzitutto di Russia e Cina, che diffondo informazioni allarmanti o fuorvianti per screditare i governi o fomentare la diffidenza. I social media sono il modo privilegiato per farle circolare.
Da qui la cellula federale che unisce diversi dipertimenti e cerca di monitorare il problema. “La situazione è peggioranta, complici sono le tensioni geopolitiche in Europa, come il cambiamento del mondo dell’informazione. Inoltre, con l’intelligenza artificiale oggi è facilissimo creare contenuti video e audio da diffondere poi sulle reti sociali. Questo facilita molto i tentativi di influenzare l’opinione pubblica”, spiega al Telegiornale Benno Zogg, capo Strategia e anticipazione della Segreteria della politica di sicurezza.
Finora la Svizzera era meno toccata, affermano i servizi di informazione federali. Ma anche da noi le cose cambiano. E questo perché, sempre meno, i media tradizionali sono la fonte principale di informazione, mentre i social avanzano, esponendo i consumatori a notizie di dubbia provenienza, spesso ben mascherate.
“Notiamo che queste attività aumentano. Alcuni Paesi investono risorse importanti nella disinformazione, innanzitutto la Russia. Questo vuole dire che anche la Svizzera non verrà risparmiata. Innanzitutto dobbiamo capire meglio come agiscono, per poter poi essere pronti ad intervenire”, prosegue Zogg.
Come contrastare quindi la disinformazione? Rettificare, garantire un’informazione corretta e - se necessario e possibile - bloccare siti e post sui social. Ma la chiave sarebbe l’educazione della popolazione tutta al senso critico, strumento fondamentale per riconoscere le fonti di informazione veramente affidabili.

Il Consiglio federale vuole lottare contro la disinformazione
Telegiornale 27.11.2025, 12:30








