Blatten, la Vallemaggia, la Mesolcina e prima ancora Bondo. Le catastrofi naturali - dalle frane alle alluvioni - si ripetono con sempre più frequenza e intensità. Ma come decidere se una località colpita va abbandonata o protetta? E come e dove ricostruire, e con quali mezzi?
Sull’argomento il Telegiornale della RSI ha intervistato la direttrice dell’Ufficio federale dell’ambiente Katrin Schneeberger, che ha innanzitutto confermato la tendenza all’aumento degli eventi estremi.
“Sappiamo che c’è il cambiamento climatico e ciò fa sì che gli eventi estremi hanno luogo più spesso, dalla siccità alle forti piogge. Questi eventi saranno insomma più frequenti in futuro”.
Anche i costi per privati ed Ente pubblico aumentano: in Svizzera ogni anno si spendono circa 3 miliardi di franchi contro i pericoli naturali e la media dei danni causati è di circa 300 milioni all’anno…
“Ci occupiamo di tutto questo e come ufficio federale abbiamo i crediti necessari per reagire e attivarci. Bisogna valutare ogni singolo evento naturale e poi definire il progetto adatto”.
In parlamento - dopo gli avvenimenti più recenti - il consigliere agli Stati ticinese Fabio Regazzi ha chiesto di creare un fondo per rispondere rapidamente alle catastrofi naturali e facilitare la ricostruzione. Una buona idea?
“La discussione sul tema è stata fatta dalla commissione parlamentare competente, noi siamo stati incaricati di fare il punto della situazione e mostrare di quali strumenti già disponiamo e cosa eventualmente manca. Su questa base decideremo se è necessario intervenire. Attualmente possiamo già reagire, la Svizzera è un paese di pericoli naturali, con una grande esperienza anche intergenerazionale. La situazione non è nuova, quello che è cambiato è la frequenza di questi eventi”.
Per Berna è giusto continuare a investire nella protezione come fatto a Bondo: ogni franco investito nella premunizione può infatti far risparmiare tra 5 e 7 franchi di danni. Ma ha davvero senso investire sempre e ovunque o magari talvolta è meglio abbandonare certi villaggi
“È una domanda difficile. Per ogni progetto facciamo un esame di economicità, i benefici devono insomma essere maggiori dei costi. Voglio però ricordare che due terzi della superficie svizzera si trova nelle regioni di montagna; non possiamo quindi dire ‘basta occuparsi della montagna, non rende investire lì, investiamo solo nelle città’”.

Una nuova vita per Bondo
RSI Il mondo là fuori 12.09.2025, 15:30
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