Intervista

Peter Kunz: “Consiglio federale ingenuo”

Secondo il professore di diritto economico “la priorità è ottenere una proroga sull’entrata in vigore dei dazi” - Timore anche per il settore delle raffinerie d’oro ticinesi

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Il commento di Peter V. Kunz

SEIDISERA 04.08.2025, 18:00

  • iStock (foto d'archivio)
Di: Alan Crameri 

Molta ingenuità ha portato ai dazi record degli USA sulle merci svizzere secondo Peter V. Kunz, professore di diritto economico dell’università di Berna. Il professore, ora a Washington per dei progetti di ricerca, si è espresso riguardo a tattiche negoziali e possibili ulteriori passi, uno anche doloroso per il Ticino, in un’intervista rilasciata a SEIDISERA.

Il Consiglio federale oggi ha fatto una prima comunicazione. Quali dovrebbero essere secondo lei le priorità?

“La priorità ora è ottenere una proroga, diciamo di 30 giorni, sull’entrata in vigore dei dazi. Credo sia possibile. Ora però il Consiglio federale deve dimostrare a Trump che lo prende sul serio. È incredibile che nessuno sia qui a Washington in queste ore, che il Governo abbia lasciato passare il weekend per fare solo oggi una videochiamata interna. Questa è ingenuità, e scarsa conoscenza della cultura politica degli Stati Uniti e di Trump. È finito il momento degli argomenti, ora contano le relazioni interpersonali. Più che le buone conoscenze in inglese della presidente Karin Keller-Sutter, avremmo bisogno di un consigliere federale che giochi bene a golf!”

Non è un po’ triste che a contare non siano gli argomenti, ma questi aspetti?

“Sì, ma questa è la realtà. In politica non bisogna sognare, ma gestire il mondo reale.”

Quindi, secondo lei bisogna ottenere una proroga e così avere il tempo di prostrarsi personalmente davanti a Trump?

“No, per nulla. Non mi fraintenda. Io voglio una Svizzera forte, non debole. Non bisogna fare la corte a Trump, ma bisogna venire di persona mostrando rispetto. Poi se lui insiste su dazi al 39%, gli si dice direttamente: “Non lo riteniamo giusto, saremo costretti ad agire diversamente”. A quel punto si può pensare a contromisure, non tanto per influenzare il negoziato, perché non abbiamo la forza per farlo in questo modo, ma perché siamo uno stato sovrano, e possiamo adottare ritorsioni.”

Mi sembra un po’contraddittorio quel che dice. Bisogna mostrare rispetto, ma non cedere e semmai prendere contromisure?

“Non è una contraddizione. Si può restare fermi, ma Trump vuole che qualcuno glielo dica guardandolo negli occhi, non si accontenta di negoziati tra funzionari, non gli interessano. Potremmo dire: “La Svizzera, potenza protettrice degli Stati Uniti in Iran, vi fa un favore. Perché dovremmo continuare a queste condizioni?”. Non sarebbe grave dirlo, perché Trump reagisce male con chi si mostra debole.”

Da quanto emerso finora, però, a lui interessa un dato preciso: il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Svizzera. Ora, in aggiunta, si guarda anche all’oro, una componente rilevante e in crescita delle esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti. C’è chi propone di farlo passare da Londra, per farlo sparire dalla bilancia commerciale, o di contabilizzarlo nella bilancia degli scambi finanziari, e non di merci. Cosa ne pensa?

“Sarebbero dei trucchetti. Si può tentare, ma ci vorrebbe del tempo e dubito che l’amministrazione Trump si lasci convincere in questo modo. Ci vorrebbe di più, e non sarebbe la prima volta che la Svizzera sacrifica un settore a beneficio del resto dell’economia. L’ha fatto con le banche abbandonando il segreto bancario. Mi spiace dirlo alla radio svizzera di lingua italiana, dove ci sono molte raffinerie d’oro, ma non è da escludere che la politica ora possa riflettere sulla possibilità di sacrificarle. Sono poco rilevanti per l’economia nazionale, ma pesano sulla bilancia commerciale. Non dico che lo auspico, ma, anche solo tassando di molto le esportazioni verso gli Stati Uniti, si metterebbe fine al commercio d’oro dalla Svizzera.”

E questo potrebbe bastare per far cambiare idea a Trump?

“Il problema è che non sappiamo cosa voglia Trump! Tutti starnazzano e propongono idee, ma è inutile discutere su un pacchetto di misure se non conosciamo la controparte. Per questo dico che un consigliere federale deve andare alla Casa Bianca e chiedergli - di persona - quali sono le sue aspettative.”

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