Monika Schmutz Kirgöz è a capo da inizio 2025 della Divisione Medio Oriente e Nordafrica del Dipartimento federale degli affari esteri. Ex ambasciatrice in Italia e Libano, la diplomatica 57enne è stata in precedenza vicecapo-missione presso l’ambasciata elvetica a Tel Aviv e nel 2011 era stata nominata console generale per la Confederazione a Istanbul.
La corrispondente RSI a Berna Anna Riva ha incontrato Monika Schmutz Kirgöz per parlare della situazione mediorientale e le ha chiesto innanzitutto cosa la preoccupa di più nel conflitto tra Israele e Iran: “Ci preoccupa tantissimo questa escalation”, risponde la diplomatica basilese, segnalando che tale preoccupazione è condivisa anche dal Consiglio federale. “Ovviamente”, rimarca, “siamo molto preoccupati per i nostri colleghi che sono a Teheran”.
E considerato che la Svizzera ha un mandato diplomatico importante in Iran, poiché cura gli interessi degli Stati Uniti nel Paese, alla domanda su cosa possa fare Berna in questo senso Schmutz Kirgöz spiega che “effettivamente questo mandato è molto importante e spesso siamo l’unico canale di comunicazione tra l’Iran e gli Stati Uniti. È il caso pure adesso, poiché la nostra ambasciatrice riceve informazioni ed è stata chiamata al Ministero degli Affari esteri a Teheran e abbiamo trasmesso ciò che l’Iran aveva da comunicare a Washington. Si tratta di un canale attivo nelle due direzioni”.
In merito alle critiche mosse alla Svizzera nelle scorse settimane per una sua posizione definita troppo diplomatica nei confronti di Israele e non sufficientemente critica di fronte alla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, la diplomatica elvetica spiega: “Se mi è permesso dirlo, ho spesso l’impressione che ‘whatever we do’, come si dice in inglese, non lo facciamo bene”. Monika Schmutz Kirgöz precisa di aver “sempre sottolineato che noi non facciamo la diplomazia con l’altoparlante”, precisando che la Svizzera è stata “il primo Paese che ha chiamato l’ambasciatrice israeliana qui a Berna dopo solo tre settimane e mezzo di blocco umanitario per dire che ciò è assolutamente inaccettabile” e che la Svizzera non può riconoscere una tale situazione poiché va contro il diritto internazionale umanitario.
L’ex ambasciatrice elvetica in Italia ha ribadito che Berna ha “fatto tanto ma è anche vero”, come ha affermato il consigliere federale Ignazio Cassis, “che tutta la comunità internazionale deve continuare a insistere nel chiedere a Israele” che ponga fine a quel che non è più un blocco totale ma in sostanza “tutto ciò che entra non passa”, essendoci comunque una pesante filtrazione degli aiuti, “senza nessun risultato soddisfacente”.
L’attacco di Israele all’Iran ha provocato l’annullamento della conferenza dell’ONU prevista a New York sulla soluzione “due popoli, due Stati”. Alla domanda se ciò è una sconfitta per la diplomazia internazionale, la responsabile della Divisione Medio Oriente e Nordafrica del DFAE segnala che “si può capire che la conferenza ha dovuto essere rimandata. Non ne siamo contenti, anche perché pure il consigliere federale Cassis avrebbe dovuto prendere parte all’evento, ma era impossibile per la delegazione palestinese” uscire dalla Striscia “e penso che ciò valesse anche per altre delegazioni del Medio Oriente, non era possibile esserci e speriamo tanto che in luglio la conferenza possa avere luogo”.
E sempre in relazione al principio dei due popoli e due Stati, è stato chiesto all’ambasciatrice quali siano le richieste che la Svizzera fa a Israele in proposito. “Sono molto felice di aver potuto accompagnare il capo del DFAE a Ramallah e a Gerusalemme. Lui ha sempre affermato che la posizione del Consiglio federale è quella della soluzione a due Stati. Ha però anche specificato che un riconoscimento di uno Stato palestinese può solo intervenire nel momento in cui c’è un processo di pace credibile”.
In merito alla lettera inviata da 55 ex ambasciatori elvetici in cui si chiede che siano prese misure appropriate per incitare Israele a rispettare i suoi obblighi e in riferimento ai passi intrapresi da Berna, Monika Schmutz Kirgöz spiega: “Innanzitutto va detto che tutto quel che dicono gli ex colleghi lo diciamo anche noi: si tratta di una violazione grave del diritto internazionale umanitario. Per quanto riguarda i passi concreti, devo ribadire ancora una volta che fino a quando gli Stati Uniti non esercitano una pressione maggiore su Israele, non mi sembra che quest’ultimo rispetti tutto ciò che fa il resto della comunità internazionale, nel senso che c’è pressione, stiamo ripetendo che vogliamo un accesso umanitario, eccetera, ma non sta succedendo nel modo che avremmo desiderato”.

Lo sguardo della Svizzera sul conflitto mediorientale
SEIDISERA 17.06.2025, 18:00
Contenuto audio

Iran, ucciso il nuovo capo delle forze armate
Telegiornale 17.06.2025, 12:30

Israele e Iran, continua la guerra
Telegiornale 16.06.2025, 20:00