Svizzera

Svizzera da lungo tempo sotto la pressione degli Stati Uniti

Dalla questione dell’oro della Wehrmacht, alle sanzioni NATO nei confronti dei Paesi comunisti, ripercorriamo questa storia con l’esperto Sasha Zala

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L'incontro tra Keller-Sutter e Rubio

SEIDISERA 06.08.2025, 18:00

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Di: SEIDISERA-Aron Guidotti/M.Mar. 

“La Svizzera si è trovata sempre sotto la pressione delle grandi potenze”, così si è pronunciato ai microfoni di SEIDISERA lo storico Sasha Zala, il quale ha spiegato che “nel 1945, alla fine della Seconda Guerra mondiale, i Paesi neutrali erano i Paesi canaglia”, per cui “le relazioni con gli USA erano pessime e con l’Unione Sovietica queste non esistevano del tutto”.

La storia delle pressioni degli Stati Uniti sulla Svizzera è infatti piuttosto lunga. Si ricorda quando la Confederazione ricevette delle pressioni da parte degli USA, nel momento in cui emerse che “la Banca nazionale svizzera aveva ripreso dell’oro che era stato rubato dalla Wehrmacht in Belgio”, ha osservato Sasha Zala. In quel caso “la Svizzera pagò 250 milioni”, che “erano stati dichiarati come contributo svizzero per la ricostruzione dell’Europa, e di fatto era quella che potremmo definire una multa”. In seguito “gli americani chiusero la questione”.

Nel 1950 invece “il Parlamento americano decide che in tutti gli accordi bilaterali, che gli Stati Uniti avevano firmato, ci dovesse essere una clausola salvatoria”, la quale “permetteva di mettere questi dazi”. Quando “nel Cinquanta gli americani arrivano in Svizzera dissero: O voi accettate questa clausola salvatoria, oppure noi diamo la disdetta all’accordo commerciale del 1936”.

Nessun accanimento specifico nei confronti della Svizzera

Lo storico si è dimostrato scettico riguardo alla tesi secondo cui gli Stati Uniti ce l’abbiano con la Svizzera, perché, come si è visto anche nel 1950, il Paese non era arrabbiato “in particolare con la Svizzera”. “Gli USA volevano regolare una questione a livello globale, con tutti i loro partner economici”, questo “toccava particolarmente la Svizzera, perché è un Paese con una struttura economica molto dipendente dalla sua esportazione”.

“Nel corso dei secoli (la Svizzera, ndr) ha investito tante energie, e anche con un certo successo, per codificare il diritto internazionale”, perché “tutto quello che è regolato in un certo modo dal diritto, fa sì che non si faccia valere soltanto la forza dei muscoli, come invece lo stiamo vedendo nel caso concreto”.

Le grandi potenze hanno maggior peso

La Svizzera, poi, non facendo parte di un gruppo di Stati come l’Unione europea è in una posizione molto più fragile, spiega lo storico. Quindi, “non è che la Svizzera abbia una diplomazia debole”.

“Quando una superpotenza vuol far passare i propri interessi, ha la possibilità di far accettare le proprie posizioni”. La NATO, per esempio, al momento della sua creazione nel 1949 “la prima cosa che ha fatto è stato è costruire un sistema di sanzioni per evitare l’esportazione di tecnologie verso i Paesi comunisti”. Così “nel 1951, gli americani vengono a Berna, e dicono Svizzeri, dovete smettere di vendere queste tecnologie ai sovietici, perché questo noi non lo vogliamo”. Al tempo la Svizzera seguì le sanzioni NATO, però non lo disse “ufficialmente”, quindi venne fatto “soltanto un accordo informale, non scritto”. Dal 1951 al 1994 la Confederazione “seguirà alla lettera queste sanzioni americane”, dunque “rientrerà in tutto quelle che sono state le sanzioni della NATO contro l’Unione Sovietica”, ha concluso Zala.

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