Svizzera

Svizzera e Cina: poca critica, molti interessi 

L’analisi dell’esperto Ralph Weber sulle dichiarazioni di Cassis e Wang Yi a Bellinzona

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RG 12.30 del 13.10.2025 Il servizio di Alan Crameri

RSI Info 13.10.2025, 12:34

  • Ti-Press
Di: Alan Crameri 

A Castelgrande venerdì si sono scattate belle foto, col consigliere federale Ignazio Cassis e il suo omologo cinese, il ministro degli esteri Wang Yi. Oltre alle immagini però restano le parole, quelle dette alle telecamere, e quelle scritte in una dichiarazione congiunta. Interpellato dalla RSI, Ralph Weber – professore all’università di Basilea e da anni studioso dei rapporti tra Svizzera e Cina – evidenzia i passaggi più significativi, aldilà del linguaggio diplomatico.

Innanzitutto il contesto più recente: “Da due anni, da quando è chiaro che l’aggiornamento dell’accordo di libero scambio tra Svizzera e Cina è un traguardo reale, a Berna si è disposti a subordinare vari aspetti a questo obiettivo economico. Il tono della Svizzera nei confronti di Pechino è più amichevole rispetto a quello di altri Stati europei”. Quanto visto a Bellinzona venerdì, conferma questa tendenza.

Un sostegno agli interessi globali della Cina

Nella dichiarazione congiunta ci sono formulazioni favorevoli agli obiettivi internazionali della Cina. “Sono sorpreso ad esempio del benestare svizzero a due iniziative globali della Cina: la creazione di un’organizzazione internazionale per la mediazione, così come l’iniziativa per una governance mondiale lanciata dal presidente Xi Jinping”, dice Weber. Queste iniziative hanno denominazioni che sembrano innocue, ma secondo vari osservatori nascondono gli interessi del Partito comunista cinese. “Approvarle significa sostenere gli interessi globali della Cina”.

Nei discorsi tenuti a Bellinzona si nota che Ignazio Cassis ha solo accennato ai diritti umani, il tema più delicato delle relazioni bilaterali, e che per alcuni anni la diplomazia svizzera aveva voluto mettere più in evidenza. Wang Yi, invece, ha esplicitamente sottolineato le priorità della Cina nelle relazioni con Berna: ad esempio il principio di non ingerenza negli affari interni, che si può leggere come un’esortazione a non criticare l’approccio del Governo cinese con le minoranze.

Piacere alla Cina, ma irritare USA e UE?

Wang Yi ha anche detto di augurarsi che la Svizzera continui a sostenere l’unificazione del popolo cinese. “Una frase scorretta”, dice Weber, “perché la Svizzera a proposito di Taiwan non sostiene l’unificazione, ma si limita a riconoscere solo il Governo di Pechino, e non quello di Taiwan. Sono sfumature importanti. Notiamo che un ministro cinese usa formulazioni diverse, non casuali, da far sottoscrivere indirettamente alla Svizzera”.

Ma siccome non sarà certo Berna a far cambiare politica a Pechino, non è normale che il Governo svizzero faccia qualche concessione nel linguaggio diplomatico, ottenendo così benefici economici? “La faccenda è delicata”, risponde il professor Ralph Weber, “in tempi di tensioni internazionali, ad esempio con le recenti restrizioni all’esportazione di terre rare, gli altri Paesi osservano l’atteggiamento della Svizzera con la Cina. E non necessariamente lo approvano.”

Essere amici di tutti, di questi tempi, è sempre meno facile. Ignazio Cassis ha mostrato di esserne cosciente: e venerdì a Bellinzona non ha dimenticato di dire che oltre al ministro degli esteri cinese, negli scorsi anni ha accolto in Ticino anche rappresentanti di Stati Uniti e Unione Europea.

02:00

Ignazio Cassis incontra il suo omologo cinese

Telegiornale 10.10.2025, 20:00

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