Svizzera

Una start-up zurighese contro i PFAS nell’acqua

La giovane impresa, nata dal Politecnico di Zurigo, ha un metodo per eliminare parte dei “composti chimici eterni” dalle acque - Il problema, però, è enorme e non può essere risolto solo con queste nuove tecnologie

  • Oggi, 06:49
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Start-up zurighese combatte i PFAS nell'acqua

Telegiornale 15.11.2025, 20:00

Di: Telegiornale - Saul Toppi/sdr 

Una start up zurighese ha sviluppato un metodo per combattere i PFAS nelle acque reflue. La scoperta viene portata avanti in un edificio nella zona industriale di Schlieren, proprio alle porte di Zurigo, dove si trovano i laboratori di Oxyle. Cofondatrice di questa giovane ditta nata dal politecnico di Zurigo, è Fàjer Mushtàq. La start-up si è specializzata nella lotta ai PFAS nell’acqua.

La natura persistente dei PFAS

“I PFAS – spiega la fondatrice - sono caratterizzati da un legame di carbonio e fluoro e questa combinazione li rende estremamente resistenti. È un legame difficilissimo da rompere in natura, per questo sono chiamati composti chimici eterni, perché una volta che sono rilasciati, restano nell’ambiente per sempre”. Il problema di vari metodi esistenti per combattere i PFAS nell’acqua, afferma Mushtaq, è che si limitano a raccogliere e a spostare queste sostanze o poi a incenerirle utilizzando moltissima energia e a costi elevati.

Un nuovo metodo innovativo

La start up zurighese, come detto, ha sviluppato un nuovo metodo. ‘‘Il nostro è un sistema che si può modulare. Comprende una fase di separazione, una fase di eliminazione e una fase di monitoraggio in tempo reale. Il tutto è sviluppato per distruggere definitivamente i PFAS a catena corta e ultracorta, che oggi sono i composti più difficili da trattare”. I PFAS, come in un bagno di bolle d’aria, vengono dapprima filtrati dall’acqua e condensati, in un cilindro dove avviene la distruzione del legame fluoro-carbonio, grazie all’uso di luce ultravioletta e strutture chimiche reattive che spezzano i PFAS rendendoli innocui.

La start up è in grado di identificare velocemente quale tipo di PFAS è presente nell’acqua e durante il trattamento può poi verificare se le sostanze sono state davvero eliminate. “Qui – spiega al Telegiornale della RSI Max Loebel Roson, specialista in analisi chimica dell’acqua - vediamo dei picchi che indicano la presenza di PFAS nel campione, con questi dati abbiamo una rappresentazione della percentuale precisa di PFAS, per essere sicuri poi che li stiamo distruggendo completamente”. Il nuovo metodo, afferma la start up che ha vinto lo Swiss Technology Award, si può già applicare su ampia scala, ad esempio, per il trattamento di acque industriali, come nel settore chimico-farmaceutico per evitare che i PFAS dagli scarichi delle fabbriche finiscano nell’ambiente.

Un approccio combinato per affrontare la crisi dei PFAS

C’è anche chi però, nel mondo scientifico, mette in guardia: il problema dei PFAS nell’ambiente è enorme e non può essere risolto solo con queste nuove tecnologie e la direttrice di Oxyle dice di esserne ben consapevole. “Non esiste un’unica, singola soluzione per la crisi globale dei PFAS, conclude Mushtàq. Ci vuole un approccio combinato: da una parte rinunciando alla produzione dei PFAS di cui possiamo fare a meno, dall’altra trattando i PFAS già esistenti là dove la loro concentrazione è maggiore, ovvero andando il più vicino possibile alla fonte, nei punti dove le industrie scaricano le acque”. Anche per questa start-up quindi, la lotta ai PFAS passa da sforzi congiunti su più fronti.

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La diffusione dei PFAS

Prima Ora 11.11.2025, 18:00

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Le PFAS preoccupano

Telegiornale 09.04.2024, 20:00

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