Alberto Nessi compie oggi 85 anni. Prima Ora della RSI ha intervistato il grande poeta e scrittore di Mendrisio. E Nessi ha scelto di leggere al pubblico della RSI una poesia inedita, che ha scritto il 18 novembre, intitolata “Visione”: “
“E alla curva m’apparve un tramonto come non l’avevo mai visto. C’erano dentro tutte le stagioni, anche quella della vecchiaia. Ma come una salamandra che attraversa il fuoco senza bruciarsi e ne esce più viva di prima. I colori meravigliosi mi meravigliavano e stavo a guardarli dal colle. Come fosse la prima volta. Poi svanì anche quella breve ebbrezza proprio sopra le case di Bruzella”.
Il poeta ha spiegato che il 18 novembre stava facendo una passeggiata. “Ho visto questo squarcio di cielo illuminato dal tramonto e mi sono meravigliato un po’ come dovrebbe meravigliarsi un ragazzo. Quindi vedete che la meraviglia può durare anche in tarda età”. E proprio in un’intervista, rilasciata sempre alla RSI una trentina di anni fa, Nessi spiegava che “non si scrive a freddo, non si scrive con la volontà, si scrive con tutto il corpo, si scrive con i sensi, con la memoria, con attenzione. La poesia, la letteratura, sono figlie dello stupore e dell’attenzione. Altrimenti lo scrittore è semplicemente un giocoliere, un ricamatore, un bravo virtuoso ma manca la sua pagina di forza, di anima”. Commentando in diretta quelle parole pronunciate tanto tempo fa, il poeta sottolinea che “la meraviglia è uno dei principi sui quali si basa per me la creatività. L’altra è l’empatia, che è l’immedesimazione con gli altri. Io mi muovo su questi due binari: la meraviglia e l’empatia. Secondo me questa qualità della meraviglia è propria dei ragazzi, io spero anche oggi, perché vedo i miei nipotini, per esempio, che si meravigliano di fronte alle cose. Non sempre lo fanno gli adulti, secondo me. Quindi il poeta è un adulto che resta un po’ bambino, un ragazzo nel senso buono della parola, perché sa meravigliarsi”.
Nella sua ultima raccolta di poesie, “Il mondo salvato dalle piante”, Nessi scrive: “Siamo gli ultimi Sapiens? Mica tanto, a giudicare dalla sapienza di chi lascia morire uomini, bestie, piante, speranze. Forse siamo i primi Insipiens”.
È vero - dice il poeta - “Se noi ci guardiamo in giro constatiamo questa distruzione dell’umanità, che avviene lentamente. Però, secondo me, la speranza di modificare questo stato di cose esiste. Esiste solo se però è una faccenda collettiva. Da soli non facciamo niente, insieme possiamo cambiare qualcosa. Quindi direi che anche il poeta può dare il suo contributo a questo cambiamento, con la parola poetica. Ognuno lo fa a modo suo. Però dobbiamo farlo tutti insieme”.
Il poeta è nato nel 1940 e il mondo era in guerra. Ai giorni nostri - aveva detto Papa Francesco - il mondo si affaccia sul baratro di una terza guerra mondiale. Oggi Nessi parla del fatto che la salvezza potrebbe arrivarci dagli alberi. “Vuol dire almeno due cose. La prima è quella che gli alberi, oggettivamente, ci salvano, ci danno l’ossigeno con la sintesi clorofilliana. Salvano l’universo, in fondo. E la seconda è quella della bellezza. Noi non possiamo vivere senza bellezza. Lo dice anche Dostoevskij. Il Sommo diceva in un suo romanzo, come epigrafe: ‘Io mi meraviglio, non posso capire come un uomo che passa davanti a un albero fiorito non sia felice’. Questa è una cosa che mi piace molto e che ho fatta mia. Infatti la cito da qualche parte nella mia ultima raccolta. La bellezza che ci aiuta a vivere”.
Agli adulti, invece, Nessi crede poco. “Anche perché mi guardo in giro. Non sono cieco e non sono sordo e ascolto quello che dicono. Io ho più fiducia nei giovani. Naturalmente è un po’ facile dire così. Sembra un’utopia. Perché la bellezza salva il mondo è un’utopia. Però noi dobbiamo credere un po’ nelle utopie. Altrimenti che cosa siamo al mondo a fare, se non crediamo alla possibilità di migliorarlo questo mondo?”.
L’ultima fatica letteraria e la poesia dedicata a Gaza
Nessi presenterà il suo ultimo lavoro letterario “In cerca della luce. Storie di artisti venuti in Ticino (Casagrande)“ sabato 22 novembre, al LAC di Lugano, in un dialogo con la responsabile di Rete Due, Sandra Sain. L’ingresso all’evento è gratuito con prenotazione (si può fare qui).
“In cerca della luce è una raccolta di racconti, nove racconti, sui pittori svizzero-tedeschi o nordici che vengono in Ticino, appunto, in cerca della luce. E io mi sono documentato, naturalmente, per scrivere queste storie, perché invento dal vero, diciamo così, non mi permetterei mai di raccontare una storia che parla di una persona vissuta veramente e poi di raccontarci su delle storie. Mi documento, però faccio entrare anche l’immaginazione in questo libro. Per esempio io abitavo a Coldrerio, vicino, a un centinaio di metri, dalla casa dove abitava Albert Müller, un grande pittore, uno dei componenti del gruppo Rot-Blau. E mi pareva di vederlo quest’uomo con la mia immaginazione. Quindi in questo libro entra sia la documentazione sia l’immaginazione”.
Nessi infine, prima di congedarsi legge un’altra poesia, “Preghiera di un bambino a Gaza”:
“Incantami fusaggine dei boschi con i tuoi frutti colore delle palpebre. Io non posso vivere in un mondo dove non si sorride, dove anche le piante nascono morte e le pietre sono polvere. Portami via con le tue alte ali rosa. Da quelli che non guardano negli occhi perché per loro gli occhi non esistono. Tu, angelo d’autunno, tu non hai il volto di chi odia il suo prossimo. I tuoi orecchini arancio mi portino via dalle macerie. Mi portino in un Paese dove non si spara. Hai guardato i volti degli odiatori? Portami via. Io non posso vivere in un Paese dove non si può essere felici. Portami fusaggine con te nel regno dove i rami mi abbracciano, dove la luce tra le piante filtra senza dolore”.

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