Due iniziative cantonali ticinesi volte a contenere la spesa farmaceutica, che negli ultimi anni è raddoppiata superando i 9 miliardi di franchi e che rappresenta ormai oltre il 20% della spesa LAMal. Sono state presentate e accolte oggi (lunedì) in Gran Consiglio quasi all’unanimità (69 favorevoli e due astenuti).
La prima iniziativa chiede di rendere obbligatoria la sostituzione con farmaci generici o biosimilari quando disponibili. La seconda propone di ridurre il prezzo dei medicinali alla scadenza del brevetto, generalmente dopo 20 anni. Per vederci chiaro, SEIDISERA ha quindi intervistato il consigliere di Stato e direttore del DSS Raffaele De Rosa.
Pensa che ci potranno essere dei problemi e degli ostacoli nel dialogare con l’industria farmaceutica su queste specifiche iniziative?
“Ritengo che sia assolutamente importante che la politica e le istituzioni dialoghino con l’industria farmaceutica perché è un’industria estremamente importante e preziosa sia nel nostro Cantone sia in tutto il nostro Paese. Nell’ottica anche dell’incertezza che si è creata a livello internazionale, in particolare - ma non solo - a seguito delle pressioni americane e dei dazi minacciati da Trump anche in questo settore. C’è comunque da dire che in questo senso l’impatto di queste due iniziative è secondo me veramente molto contenuto, per non dire insignificante. È importante, a mio modo di vedere, che la politica e le istituzioni garantiscano delle condizioni quadro stabili all’industria farmaceutica. È importante riuscire ad approfondire anche la proposta molto interessante arrivata dal settore per elaborare una strategia nazionale nelle scienze della vita e soprattutto lavorare per ridurre la burocrazia e la sovraregolamentazione”.
Avete scelto la strada dell’iniziativa cantonale che non sempre si è dimostrata efficace in passato… Non c’erano altre strade possibili?
“La questione non è tanto quella delle strade possibili, delle alternative, dell’iter o della forma. Quello che è veramente importante, e parlo per esperienza anche rispetto ad altre proposte che abbiamo difeso con i denti a Berna, è riuscire a fare breccia e riuscire a convincere il Parlamento federale della bontà di queste proposte che hanno un impatto diretto sulla spesa sanitaria e di riflesso poi anche sui premi. Bisogna quindi riuscire anche a vincere le opposizioni delle potenti lobby che influenzano il nostro Parlamento. Riuscire insomma a trovare una convergenza, una collaborazione. Ci stiamo già lavorando sia con la collaborazione preziosa della deputazione ticinese alle Camere federali, sia attraverso il sostegno di altri cantoni, con cui siamo già in contatto”.
Avete già fatto una stima del risparmio che si otterrebbe nel caso le due iniziative dovessero passare?
“Sì, abbiamo già fatto una stima, anche perché sono disponibili degli studi e delle valutazioni fatte a livello nazionale e quello che è interessante è che queste due iniziative permettono di garantire la qualità e la sicurezza per i pazienti, non mettono a rischio la garanzia di approvvigionamento e nel contempo permettono di risparmiare una cifra che supera il miliardo di franchi. Stiamo parlando di una riduzione del 3% dei costi, quindi anche del 3% di riduzione dei premi di cassa malati. Un intervento consistente che nel contempo non ha effetti collaterali né per il cittadino e paziente, né per la garanzia di approvvigionamento del nostro Paese”.

Gran Consiglio ticinese: da Polizia a sanità
SEIDISERA 27.10.2025, 18:00
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