Ticino e Grigioni

Dazi, le aziende ticinesi non restano a guardare

Luca Albertoni: “Molti hanno già cominciato a contattare fornitori e clienti” - Le esportazioni ticinesi verso gli USA ammontano a 700 milioni

  • Un'ora fa
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Dazi: le aziende ticinesi non restano a guardare

SEIDISERA 07.08.2025, 18:00

  • Ti-Press
Di: SEIDISERA-Francesca Calcagno/M.Mar. 

I dazi al 39% imposti alla Svizzera dall’amministrazione Trump sono entrati in vigore giovedì. Il Canton Ticino sarà toccato al 10%, ma le sue esportazioni verso gli Stati Uniti restano importanti. Queste, infatti, ammontano circa a 700 milioni di franchi, escluso l’oro, che alza la bilancia commerciale notevolmente. Le imprese più colpite saranno quelle dell’industria elettronica, metallurgica e metalmeccanica.

Come si stanno comportando le aziende?

La Camera di commercio ticinese è in contatto con una quarantina di aziende e il suo presidente, Luca Albertoni, ha parlato della questione ai microfoni di SEIDISERA.

“Molti hanno già cominciato a contattare fornitori e clienti”, ha dichiarato Albertoni, questo “per capire, ad esempio, se è possibile ripartire sui vari attori la maggiorazione dei costi”. Questo per fare in modo che le imprese svizzere “non debbano sopportare tutto”, ma “che anche quelle americane se ne prendano carico”. Inoltre, bisogna anche valutare quanto “può essere riversato sui consumatori”. Le opzioni sono molte: alcune aziende “stanno anche valutando il trasferimento di qualche linea produttiva”, altre invece “il ritiro dal mercato americano”.

Il Consiglio federale ha annunciato che il lavoro ridotto “verrà aumentato a 24 mesi, questo è sicuramente positivo”, ha osservato il direttore della Camera di commercio. Ciò rappresenta “un cerotto molto importante per una situazione che si spera transitoria”, inoltre, “il consigliere federale ha detto una cosa molto interessante”, ovvero “di sfruttare al massimo i margini di manovra che la politica ha per poter facilitare la vita alle aziende”. “Questo messaggio è molto importante, sebbene ancora abbastanza vago”, ha spiegato Luca Albertoni.

Medacta pensa a uno spostamento della produzione negli USA

La Medacta di Castel San Pietro, ad esempio, esporta il 40% della sua produzione negli USA. SEIDISERA ha contattato Alberto Siccardi, presidente dell’azienda, che si occupa di dispositivi medici per disabili: “Noi, prima di sentire questa storia dei dazi, sei mesi prima, abbiamo comprato casualmente una piccola azienda in Florida”. “Qualora si presentasse il problema economico di continuare a esportare in America, senza pagare troppi dazi, in sei mesi, possiamo spostare la produzione negli Stati Uniti”, e, a quel punto “non saremmo più colpiti dai dazi”. Questo, secondo Siccardi, non si tradurrà in meno posti di lavoro in Ticino, perché “le aziende che vendono bene, crescono”, dunque “possono andare a esportare lì le parti in eccedenza”. Medacta potrebbe “smettere di crescere qua per un po’ di tempo”, però “non diminuiremmo i posti di lavoro in Ticino”, ha concluso Siccardi.

Difficile una valutazione degli effetti finanziari dei dazi sulle aziende

Quando inizieranno a sentire gli effetti dei dazi le aziende che a essi sono sottoposte? “Dipende molto anche dalle scelte delle aziende”, ha osservato Luca Albertoni, che “devono prendere delle decisioni strategiche molto importanti”, come “se trasferirsi o meno”. Per quanto riguarda “gli effetti puramente finanziari, è molto difficile valutare”, però “, potrebbero già essere effettivi nel corso dell’anno”.

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