Il Consiglio federale non intende gettare la spugna circa i dazi punitivi statunitensi: proseguirà i colloqui con la controparte per ottenere al più presto una riduzione. A breve discuterà anche di eventuali sgravi per le imprese, ha fatto sapere il Governo al termine di una riunione tenutasi giovedì. Resta esclusa, per il momento almeno, l’adozione di contromisure nei confronti di Washington e a precisa domanda Karin Keller-Sutter ha affermato che la Svizzera ha confermato l’intenzione di acquistare i caccia F-35 e il sistema di difesa antiaerea Patriot.
“Un’offerta è già stata presentata lunedì”, ha dichiarato in conferenza stampa la presidente della Confederazione, reduce dal viaggio a Washington insieme a Guy Parmelin, in cui ha incontrato il segretario di Stato statunitense Marco Rubio. E su questa base le trattative sono già in corso, ha detto la responsabile del Dipartimento federale delle finanze. I dettagli dell’offerta non sono stati resi noti.
“Ma la decisione finale spetta al presidente statunitense”, ha ammesso Keller-Sutter, ed ecco perché l’Esecutivo vuole prepararsi a sostenere l’economia svizzera “che è molto innovativa” e capace di adattarsi. “I rapporti di forza sono chiari”, ha dichiarato Keller-Sutter, ma anche Berna ritiene di avere buone carte da giocare. Si vogliono mantenere “buone relazioni con il principale partner commerciale” ma “non a qualsiasi prezzo”. La Casa Bianca ha alzato di molto la posta in gioco e aumentato la pressione negoziale, ma quando si investe molto ma si viene comunque puniti, alla fine bisogna chiedersi se ne vale la pena.
Dopo l’annuncio preliminare di dazi al 31% da parte di Donald Trump – il 2 aprile, lo ricordiamo - il Consiglio federale aveva dato l’impressione di avere la situazione sotto controllo e di poter sfruttare la storica amicizia bilaterale per spuntare condizioni migliori. Una sicurezza e una tranquillità poi improvvisamente svanite. La situazione era precipitata alla fine di luglio e – dopo una burrascosa telefonata fra Trump e la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter – nel giorno della festa nazionale elvetica la Casa Bianca ha sancito tariffe al 39% nei confronti della Svizzera, entrate in vigore proprio oggi alle 6 del mattino. Riguardano, si precisa, quasi il 60% di quanto la Svizzera esporta oltre Atlantico (sono esclusi, come si fa, i prodotti farmaceutici e chimici). I primi, però, come noto sono nel mirino di Trump. Le più penalizzate dalla situazione sono l’industria delle macchine, dei dispositivi medici, quella alimentare (cioccolato e caffè in particolare, ma anche formaggio), e quella orologiera.
“Lo scenario peggiore possibile”, per i rappresentanti dell’economia elvetica, che ora spera che questa situazione duri il meno possibile. Anche perché i prodotti svizzeri risultano svantaggiati rispetto a quelli della concorrenza europea: per l’UE i dazi sono al 15% così come per il Giappone, mentre per il Regno Unito del 10%, ha ricordato davanti ai media Parmelin.
Interpellato sul fatto che la “missione” a Washington degli scorsi giorni si sia risolta in un fiasco, Parmelin ha detto che il fiasco è il 39% di dazi. Il viaggio negli Stati Uniti non ha risolto la situazione, certo, ma è servito a mantenere aperti i canali diplomatici.

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L’impatto sulla congiuntura
Nel comunicato del 16 giugno 2025 il gruppo di esperti della Confederazione per le previsioni congiunturali aveva previsto per il 2025 e il 2026 un tasso di crescita dell’economia svizzera nettamente inferiore alla media. I dazi aggiuntivi applicati dal governo statunitense rappresentano un onere gravoso per la nostra economia orientata all’export. Circa il 18 % delle esportazioni svizzere di merci è destinato agli Stati Uniti. Se dazi tanto pesanti dovessero restare in vigore a lungo, ha spiegato Parmelin, ci sarebbero ripercussioni per la congiuntura elvetica. La durata di applicazione dello strumento del lavoro ridotto, già portata a 18 mesi, potrebbe salire a 24 mesi come chiede un’iniziativa parlamentare già approvata in sede commissionale, ma “licenziamenti non possono essere esclusi”, ha detto ancora Parmelin.

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