Il Gran Consiglio ticinese ha aperto oggi pomeriggio (martedì) l’ultima sessione prima della pausa estiva. Nel pomeriggio è iniziato il dibattito sul Consuntivo 2024, ovvero i soldi pubblici spesi l’anno scorso. La perdita è di quasi 72 milioni di franchi, invece dei 130 previsti a preventivo. Le cifre sono note da tempo, le discussioni sono state quindi l’occasione per gli schieramenti politici per dare un giudizio sul modo in cui sono stati spesi i soldi pubblici.
A tenere banco, seppur meno del previsto – anche perché le relative interpellanze sono arrivate fuori tempo massimo per una risposta durante questa sessione –, è però stato anche il cosiddetto arrocco, lo scambio di dipartimenti tra i leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali che tanto ha fatto discutere la scorsa settimana. Ad “aprire le danze” ci ha pensato il presidente del Centro Fiorenzo Dadò, che ha sfruttato l’occasione anche per rilanciare l’idea di una profonda revisione dei dipartimenti, così come si fece nel 1992. “Molto prima delle recenti proposte ‘salvaministri’ che vengono spacciate come qualcosa di enorme o frutto di una finissima strategia politica per dar linfa a un esecutivo ammosciato, alla fine della scorsa legislatura ci si è opportunamente chiesti se l’attuale assetto dipartimentale non abbia fatto il suo corso e se non fosse giunto il momento per una revisione seria delle responsabilità e delle competenze dei singoli dipartimenti. A quel momento c’erano le carte e i tempi per discuterne e fare tutti i cambiamenti che si volevano. Ma evidentemente l’idea innovativa e coraggiosa di un lago d’Orta bis non serviva ad interessi personali ed è stata ignorata, da qualcuno persino schernita” ha affermato Dadò.
E una stoccata, stavolta in ottica futura, l’ha pure tirata il capogruppo del PLR Matteo Quadranti: “Tutti gli sforzi e le critiche costruttive devono essere riservate nei prossimi mesi alla costruzione del preventivo 2026, che speriamo risulti essere un miglior esercizio di responsabilità e rispetto istituzionale tra i due poteri dello Stato. Non senza dimenticare il terzo potere, ma che per ora è meglio lasciar fuori da questo dibattito politico, visto che nell’ultimo anno e negli ultimi giorni non sono mancate invasioni di campo, talvolta anche reciproche”.
Nonostante il furore politico-mediatico della scorsa settimana, non sono però giunte particolari reazioni e la questione è stata chiusa da Boris Bignasca con una battuta: “Mi scuserà, presidente (rivolgendosi al presidente del GC, ndr), se andrò fuori tema e parlerò delle cifre del consuntivo 2024”.
Approvazione dei conti del 2024 appesa a un filo
Proprio il consuntivo 2024 era il grande tema all’ordine del giorno del Parlamento e, dal dibattito avviato nel pomeriggio, si è capito che il voto finale, previsto domani, sarà estremamente tirato. È infatti un consuntivo che piace a pochi, anche se quei ‘pochi’ sono quasi la metà del Parlamento e il riferimento è a PLR e Centro. Già l’anno scorso furono bocciati i conti del 2023 e, un anno dopo, lo scenario potrebbe quindi ripetersi. Socialisti, Verdi e UDC hanno già detto che bocceranno il Consuntivo attraverso due rapporti di minoranza, mentre la Lega dei Ticinesi probabilmente si asterrà. A far la differenza sarà dunque la compattezza di PLR e Centro al momento del voto, ma potrebbero a questo punto essere decisive anche le scelte dei partiti piccoli. Ovvero quelli che - con una soglia di sbarramento al 3% di cui si discuterà nei prossimi giorni - proprio i liberali vorrebbero mettere fuori dal Parlamento.
Dal fronte progressista sono stati ricordati con amarezza in particolare i tagli in ambito sociale, dall’altra parte dell’aula l’UDC, che peraltro stamane in una conferenza stampa ha illustrato la sua strategia per sanare le finanze cantonale, ha ribadito l’assenza di misure strutturali.
Vitta si appella all’unità
Da parte sua il direttore del Dipartimento delle finanze Christian Vitta ha rivolto al Parlamento un discorso accorato, che in sostanza è stato un appello all’unità e a salvaguardare l’immagine del Ticino: “Quando ci presentiamo con un Cantone che magari approva il consuntivo o magari non lo approva, che ogni preventivo diventa uno ‘psicodramma’ perché non si sa bene se passerà o meno… è chiaro che risulta un Cantone indebolito nelle richieste che fa al di fuori dei propri confini, ma siamo anche attrezzati come istituzioni per affrontare questi momenti difficili”.
Vitta, dopo aver sottolineato che difficoltà e preoccupazioni sulle prospettive future riguardano anche tanti altri cantoni e la stessa Confederazione, ha affermato che “siamo chiamati tutti - dalla destra alla sinistra passando per il centro e fino al Consiglio di Stato – a costruire delle soluzioni che permettano di far avanzare questo Paese”.

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