Come lavora la polizia ticinese? Il cittadino ha ancora garanzia che le cose vengano fatte correttamente e allo stesso modo per tutti? Domande che sovvengono all’indomani della sentenza del processo che, per la vicenda dell’incidente stradale in cui rimase coinvolto Norman Gobbi nel novembre del 2023, ha portato all’assoluzione di due agenti della cantonale dall’accusa di favoreggiamento nei confronti del consigliere di Stato.
Interrogativi leciti, sulla scorta di alcune questioni che hanno fatto saltare sulla sedia molti: a partire dalla dichiarazione di uno dei due agenti, il quale in aula ha dichiarato che il problema degli etilometri con la certificazione scaduta era noto a tutti gli operativi, almeno dalla metà di settembre del 2023. Per mesi, però, si è continuato a usarli, come ha ammesso il sergente maggiore: “Ci vergognavamo”, ha detto alla giudice, “nascondevamo la scritta per non farla vedere alle persone che sottoponevamo al controllo”.
Per capirci di più, SEIDISERA si è così rivolta alla polizia cantonale ticinese. Diversi, gli aspetti da chiarire. Per quanto tempo sono stati usati gli etilometri non conformi? Quanti test sono stati eseguiti da metà settembre 2023 fino alla risoluzione del problema? Quanti dei suddetti test sono risultati positivi? E quanti ritiri di patenti ci sono stati a seguito di quei controlli? La polizia, tuttavia, si è trincerata dietro il riserbo dovuto al fatto che, sul tema, ci sono degli atti parlamentari pendenti.
Una prima interrogazione era stata fatta da Marco Passalia (Centro) già nella primavera del 2024: in quell’occasione, a rispondere per l’Esecutivo fu Claudio Zali - a quel tempo responsabile ad interim della Polizia cantonale durante la sospensione temporanea di Gobbi - il quale disse che era tutto a posto. Oggi sappiamo che non era così. E proprio oggi, Passalia, si è detto scioccato: per la realtà dei fatti emersi e perché il Governo mentì. Sempre oggi, è giunta in redazione anche l’interpellanza depositata dall’MPS, che in sostanza riprende e ripropone le domande essenziali su quella situazione di non conformità.
Il parere di un esperto
Qualche risposta in redazione è tuttavia arrivata, chiamando in causa un esperto di diritto della circolazione. Ieri è emerso che per vari mesi la certificazione degli etilometri era scaduta, con un messaggio, peraltro, che veniva coperto proprio agli occhi degli utenti: ma per chi in quel periodo è stato testato positivo, ci sarebbe margine per fare ricorso?
“In questo caso, ritengo di no”, osserva l’avvocato Rossano Guggiari, ricordando che gli etilometri “che erano per un certo periodo scaduti” erano i cosiddetti “precursori”, strumenti che “danno un indizio al poliziotto”: come una volta, quando un agente percepiva un “alito molto alcolico” e aveva quindi un indizio di stato d’ebbrezza. Inoltre ci sono due possibilità in presenza di un etilometro non tarato correttamente o scaduto: “O funziona male in eccesso, o funziona male in difetto”. Poniamo il caso di una persona fermata “con pochissimo alcool, ma con l’etilometro che segnava possibile alcool superiore al limite”: in quel caso veniva poi portata a fare l’esame dell’etilometro probatorio, ossia “quello che crea la prova del tasso alcolemico giusto”, o in certi casi “l’esame del sangue”. Ma se invece il precursore “avesse avuto un funzionamento per difetto”, ciò sarebbe andato evidentemente a favore del conducente ebbro o che aveva superato un certo limite, visto che non avrebbe dovuto sottoporsi al probatorio.
Ad ogni modo, sottolinea l’esperto, coloro che sono stati sanzionati per il tasso alcolemico “non sono stati condannati per il precursore, ma per il probatorio o l’esame del sangue”.
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