Oggi, il 20 novembre, cade la giornata dedicata alla commemorazione delle vittime dell’odio e del pregiudizio nei confronti delle persone transessuali.
Per l’occasione, Prima Ora della RSI ha proposto un’intervista a Porpora Marcasciano, storica attivista trans italiana e consigliera comunale di Bologna. È stata ospite alcune settimane a Sconfinare Festival a Bellinzona.
“Quando mi sono lanciata nella lotta, nella battaglia, la parola “transessuale” non esisteva. Esisteva in ambito scientifico. Non ci sentivamo un gruppo. Dovevamo costruire di sana pianta tutto il nostro percorso costellato di prigione, di repressione, di violenza e di manicomi, quindi psichiatria”, racconta.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, tempo fa ha dichiarato che esistono solo due generi: quello maschile e quello femminile. Che effetto ha provocato? Per Marcasciano, la questione gender è diventata un tema di battaglia per tutte quelle associazioni a sfondo cattolico fondamentalista che vedono le persone trans come un ostacolo alla costruzione della struttura patriarcale e classica, come la famiglia.
Porpora Marcasciano vede l’attuale momento storico come un tentativo di “cancellazione totale” dei diritti acquisiti, più che un semplice passo indietro nella lotta per i diritti. Critica il movimento LGBTQ+ per essersi sentito “al riparo” e aver trascurato lo studio e l’informazione sui cambiamenti sociali.
Riguardo alla transizione di genere tra gli adolescenti, l’attivista sottolinea l’importanza di affrontare tali decisioni con consapevolezza e maturità. “Questa consapevolezza non può essere di un istante, o due, e fa parte del nostro periodo. È anche bello scoprirsi man mano”, conclude.







