Il Consiglio di Stato ticinese ha ripreso ufficialmente le attività con la tradizionale “giornata del presidente”. Norman Gobbi, insieme ai colleghi di Governo e ai capi divisione, ha percorso a piedi il tragitto da Corippo a Mergoscia.
Quest’estate l’Esecutivo si è mosso tra le valli: dall’ufficializzazione dell’arrocchino in Val Bedretto, a inizio luglio, fino alla ripresa dei lavori oggi in Verzasca. “L’idea è proprio di dare questo messaggio: si può andare verso gli estremi, ma poi bisogna trovare un equilibrio dal punto di vista geografico, ma soprattutto politico nel risolvere le varie situazioni”, ha spiegato Gobbi al Quotidiano.
Sul piano finanziario, il consigliere di Stato Christian Vitta ha ribadito la necessità di misure correttive: “L’obiettivo è di riuscire a rispettare il meccanismo del freno ai disavanzi. Non dovremmo superare i 100 milioni (di deficit, ndr.) nel preventivo 2025”.
Quanto alla seduta straordinaria del Gran Consiglio sull’arrocchino, prevista per lunedì, Claudio Zali ha fatto sapere, lontano dai microfoni, che non parteciperà. “Non c’è un obbligo di legge, c’è un principio che però non è un obbligo”, ha commentato Gobbi, precisando che “alle interpellanze di solito risponde il presidente”.
Infine, sul caso Hospita Suisse, il presidente del Governo ha sottolineato: “Il Consiglio di Stato è spettatore, perché finora ha solo letto, e non ha ricevuto nessuna comunicazione ufficiale”. Gobbi ha aggiunto di attendere “riflessioni reali, con delle raccomandazioni”, e ha garantito disponibilità a chiarimenti: “Non mi sono mai nascosto”.