Un attacco in pieno giorno, a metà mattina, in una zona molto turistica e nonostante la presenza di un pastore e di cani. È quanto avvenuto domenica sull’Alpe Foppa, a pochi metri dal ristorante a monte della cabina del Monte Tamaro, dove a breve torneranno frotte di turisti con la prevista riapertura dell’impianto che durante l’estate è stato ammodernato. Qui, territorio del branco del Carvina, i lupi hanno sbranato una capra, facendo fuggire e disperdere il gregge. E ora all’appello di capre ne mancano sette.
Un attacco che ha lasciato senza parole Igor e Ramona Pongelli, gestori dell’alpe, anche perché avvenuto appunto in pieno giorno e soprattutto sotto gli occhi del pastore: “Le capre erano lì nella zona del piccolo laghetto e il pastore poco sopra, insieme alle mucche, quando ha sentito le capre agitarsi e ha visto due lupi attaccare e fiondarsi su una capra. A quel punto è sceso subito verso i lupi insieme ai cani per allontanarli, ma invece di scappare i lupi si sono mossi in direzione del pastore con atteggiamento aggressivo, tanto che anche lui si è spaventato parecchio. Poi con l’abbaiare dei cani se ne sono infine andati”.

La carcassa dell'animale sbranato sull'Alpe Foppa
Igor ha già subito predazioni lo scorso anno, ma – ci dice – questa volta è diverso e molto più preoccupante: “Noi abbiamo preso tutte le precauzioni possibili e, visto che gli attacchi del passato avvenivano sempre la sera, ora chiudiamo le capre nel recinto elettrificato già a metà pomeriggio. Abbiamo il pastore che accompagna gli animali al pascolo e i cani, anche se essendo in una zona molto turistica non possiamo averne di troppo grandi e aggressivi. A preoccupare è però proprio il cambiamento del comportamento dei lupi: non hanno più paura nemmeno della presenza umana e ormai attaccano tranquillamente in pieno giorno, in una zona dove anche ieri giravano parecchi escursionisti e ciclisti come quasi sempre qui in Foppa. Finora gli agguati avvenivano invece sempre in zone discoste o impervie, dove uno può anche aspettarselo. Onestamente, anche per la propria incolumità personale, viene da pensare che sarebbe meglio girare armati, ma poi ti dicono che non si può…”.
A prevalere per la famiglia Pongelli sono quindi lo scoramento e i dubbi: “Adesso non sappiamo cosa fare, se restare ancora su con le capre o se farle già scendere e chiuderle in stalla sul piano, ma a scapito del loro benessere, che ne risentirebbe parecchio. Tra l’altro di lupi ne abbiamo già avuti anche fuori dalla nostra stalla a Rivera, che è praticamente in zona residenziale, anche se qui non sono fortunatamente riusciti a entrare. Insomma, viviamo davvero un importante malessere e ti vien voglia di gettare la spugna; per fortuna almeno tra allevatori c’è molta solidarietà, ma a parte questo ci sentiamo totalmente soli ad affrontare il problema”.
Da qui la richiesta alle autorità cantonali, che ormai si leva da tempo da tutto il settore, a intervenire con molta più decisione e tempestività, anche perché i “tempi lunghi sono uno dei problemi: il guardiacaccia è stato qui, ha fatto il rapporto, ma ora bisognerà attendere l’esito delle analisi, le decisioni degli uffici preposti, gli eventuali ricorsi e intanto il tempo passa e gli attacchi continuano” conclude amareggiato Igor Pongelli.
Un lupo a 20 metri dal pastore anche sopra Gola di Lago
Grazie proprio alla solidarietà tra allevatori veniamo poi a sapere che sempre ieri (domenica), questa volta nel tardo pomeriggio, anche Andrea Marzaro – che gestisce l’Alpe Zalto in Capriasca – ha avuto un incontro ravvicinato con il lupo mentre pascolava le proprie capre in zona Alpe Davrosio sopra Gola di Lago, anche in questo caso in un’area molto frequentata da turisti. E anche in questo caso a colpire è il comportamento del canide: “Ero fuori a pascolare le capre perché ormai non ci si può più fidare a lasciarle sole. Mentre le stavo facendo scendere verso l’alpe a un certo punto mi sono girato e avevo un lupo a 20 metri di distanza, ho iniziato a urlare e fare rumore per farlo scappare ma niente, stava lì a fissarmi senza paura. Poi ho iniziato a correre verso di lui agitando il bastone e solo a quel punto se n’è andato…in tutta onestà non posso negare di aver avuto parecchia paura”.
Le capre, impaurite, si sono poi disperse e Andrea dopo diverso tempo è riuscito a riunirne la maggioranza, ma all’appello mancano 9 capre e un becco, anche se di carcasse non ne sono ancora state trovate. “E pensare che solo nel pomeriggio con un altro allevatore ci dicevamo come quest’estate fosse andata relativamente bene. Possono tanto dire che il lupo ha paura dell’essere umano, ma quello che riscontriamo noi sul terreno è tutt’altro ed è sempre peggio, ormai non ha più paura di noi e attacca in nostra presenza in pieno giorno, anche perché probabilmente ha capito che tanto non gli viene fatto niente. È davvero difficile andare avanti, anche moralmente, ci si sente abbandonati e sembra quasi che vogliano farci abbandonare di proposito questo splendido mestiere” conclude Marzaro.

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