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Una vita nel traffico

Passare ore fermi in colonna quali tracce lascia su di noi? E cosa si può fare? Prima Ora lo ha chiesto allo psichiatra Michele Mattia e all’esperto di mobilità Franco Tufo

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Una vita nel traffico

Prima Ora 10.12.2025, 18:00

Di: Prima Ora/joe.p. 

Il traffico è ormai una costante che caratterizza le giornate di molti di noi nella spola tra casa e lavoro. Stare in colonna lascia su di noi delle tracce? Prima Ora lo ha chiesto allo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia. “Sicuramente sì, perché passare tante ore bloccati nel traffico, magari mezz’ora in più al giorno in macchina, vuole dire che in un anno ci passiamo dei giorni. E sono giorni che di fatto perdiamo e questo crea uno stato di stress maggiore. Sappiamo che poi, in macchina, è dove noi possiamo vivere lo stress maggiore. Questo specialmente quando andiamo di fretta, troviamo una coda inaspettata o abbiamo qualcuno davanti che viaggia più piano di quanto pensiamo che debba andare. Diventa una delle esperienze esistenzialistiche più complesse. Bisogna tenerne conto, perché possono esserci degli scatti di ira. La mente può essere più difficile da controllare”.

“Il traffico - prosegue Mattia - aumenta lo stato di stress e quindi c’è una maggiore produzione di cortisolo. Questo comporta un aumento della produzione delle cellule infiammatorie. Il corpo diventa più stressato. E la mente ha più difficoltà ad elaborare le situazioni alle quali viene confrontata. Un impatto dunque lo stress ce l’ha. Vale anche per il matabolismo. E può esserci pure a livello cardio-vascolare”.

Bisogna utilizzare il periodo che stiamo in macchina per fare delle cose. Per esempio si può ascoltare un podcast, imparare una lingua, ascoltare della musica oppure un audiolibro

Michele Mattia, psichiatra e psicoterapeuta

C’è chi nel traffico si mette a cantare... e chi invece se la prende con gli altri automobilisti. “In realtà dovremmo prepararci, avere delle strategie per riuscire a superare questa problematica. Sennò il rischio è quello di entrare in uno stato di sovra-tensione. E le strategie sono quelle di utilizzare il periodo che stiamo in macchina per fare delle cose. Per esempio si può ascoltare un podcast, imparare una lingua, ascoltare della musica oppure un audiolibro. Bisogna cercare di usare quel tempo in maniera positiva e costruttiva. Il problema nasce quando la nostra mente lo vede come tempo sprecato. L’approccio mentale è fondamentale”.

La situazione ticinese è un unicum in Svizzera?

“La situazione del Ticino è particolare, ma non è l’unica critica in Svizzera”, spiega a Prima Ora l’esperto di mobilità Franco Tufo. “In Ticino c’è una combinazione di fattori che in altri cantoni si vedono separatamente: c’è una geografia complessa con tante valli strette, un forte traffico dal nord al sud e negli orari di punta - come a Ginevra e Basilea - una forte presenza di frontalieri. Tutti questi flussi si concentrano sugli stessi assi e negli stessi momenti della giornata. E questo fa sì che la congestione del traffico sia percepita in maniera molto più forte rispetto ad altre regioni”.

In Ticino la congestione del traffico è percepita in maniera molto più forte rispetto ad altre regioni

Franco Tufo, esperto di mobilità

Ma allora come uscirne, la soluzione è quella del potenziamento dei mezzi pubblici? “Negli ultimi anni il trasporto pubblico è cresciuto tanto. Il problema è che nello stesso tempo - afferma ancora Tufo - è cresciuta ancora di più la domanda complessiva di mobilità. Le persone che oggi prendono i mezzi pubblici non sono solo automobilisti, ci sono anche nuove persone, nuovi viaggiatori. Inoltre non tutte le destinazioni sono servite al meglio: nelle zone periferiche, anche a causa degli orari dei mezzi pubblici, per molte persone l’auto resta il mezzo più comodo e veloce. C’è inoltre un elemento culturale: cambiare le proprie abitudini non avviene dall’oggi al domani. Insomma: l’effetto dell’aumento dei mezzi pubblici c’è, ma viene in parte annullato dall’aumento generale degli spostamenti”.

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