In Ticino vendere oro resta un’operazione relativamente semplice: i compro oro sono numerosi e l’acquisto di metalli usati è una pratica diffusa. Dal 2023, però, il settore è regolato da norme più severe. La legge federale richiede procedure più rigide per chi compra oro di seconda mano, allo scopo di tracciare la provenienza dei pezzi ed evitare l’ingresso sul mercato di materiale di origine sospetta.
Il cantone conta 67 compro oro, su circa 450 in tutta la Svizzera: un numero superato solo da Zurigo. La vigilanza spetta all’Ufficio del controllo dei metalli preziosi (UCMP). “I nostri sono controlli di plausibilità”, spiega ai microfoni del Telegiornale Maurizio Sabino, capo controllo delle merci dell’UCMP di Chiasso.
“Facciamo un’ispezione presso un’azienda che è autorizzata ad acquistare materia della fusione, verifichiamo la loro documentazione, verifichiamo la loro cifra d’affari”. Se tutto risulta coerente, aggiunge, “diamo la plausibilità che il negozio lavora nella correttezza”.
I negozi fanno la loro parte con procedure precise per documentare ogni operazione. “Noi mettiamo una descrizione dettagliata della cosa: se un anello, degli orecchini”, dichiara Francesco Ardemagni, del compro oro Ardelive di Stabio. “Ecco, oltre a questo appunto facciamo una fotocopia del documento d’identità del venditore insieme al pezzo che ci vende”. “Le regole sono ferree” e il loro obiettivo è attestare chiaramente la proprietà dell’oro consegnato.
Prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, queste verifiche non erano obbligatorie. Oggi, se emergono dubbi o incongruenze, può intervenire anche l’Ufficio antifrode doganale, incaricato di accertare eventuali irregolarità.









