Dopo che anche gli Stati, seguendo il sì del Nazionale, hanno deciso di permettere il proseguimento della diffusione in FM in Svizzera, sono cambiate le condizioni che avevano portato alla decisione di abbandonarle alla fine del 2024. Di conseguenza la SSR prevede di riprendere la diffusione radiofonica anche via FM. Servirà però del tempo prima che i canali della RSI, come Rete Uno, tornino in FM. SEIDISERA ha intervistato sulla questione il direttore della RSI, Mario Timbal.
La SSR prevede un ritorno alle FM, come ci si muove adesso?
“Abbiamo preso atto della decisione del Parlamento e adesso siamo in contatto con UFCOM (Ufficio federale delle comunicazioni) e quindi aspettiamo che la Confederazione, sulla decisione del Parlamento, definisca precisamente quali sono le condizioni quadro. Quindi quando potremo tornare, su quali frequenze”.
Immagina, se è già possibile dirlo, che UFCOM possa accordare un rientro sulle onde FM prima del 2027?
“È difficile dirlo, però chiaramente noi auspichiamo che questo ritorno possa avvenire il più rapidamente possibile rispetto sia all’iter politico di decisione delle condizioni sia poi a tutto l’adattamento tecnologico che serve”.
Cosa dice agli ascoltatori che hanno speso per una radio o un’autoradio DAB ?
“Dico che la decisione di ieri, comunque, conferma la transizione al digitale, quindi alla tecnologia DAB+. Quindi da un lato possono chiaramente continuare ad ascoltarci in DAB, che offre anche una qualità migliore di diffusione e quindi non è stato sicuramente un acquisto sbagliato”.
La SSR stimava in 15 milioni di franchi il risparmio annuale grazie allo spegnimento delle FM. Questo importo rientra nei bilanci. Quale impatto ha sui piani di risparmio che sappiamo sono già in corso?
“Non conoscendo le condizioni quadro precise è difficile definire un costo. Quindici milioni era la diffusione del nostro pacchetto di reti radio in modo capillare e stereo. A partire da questa cifra è chiaro che ci possono essere, rispetto a quello che dirà UFCOM, vari gradi di attuazione del ritorno e che impatteranno sul costo”.
Fare da apripista e spegnere le onde per primi è stato un errore? Possiamo dirlo?
“È stato sicuramente un errore prendere per definitivo l’accordo che la SSR aveva stipulato con le radio private con la Confederazione, dove il ruolo da apripista andava a favore delle radio private. Quindi, passando prima degli altri, avremmo aiutato il pubblico a transitare, limitando le perdite d’ascolto delle radio private. Ora tutto cambia, si ritorna ed è chiaro che c’è un lato in cui si ha un poco il danno e la beffa: la perdita di ascoltatori che abbiamo avuto noi fa male a tutto il sistema radiofonico svizzero, perché alcuni degli ascoltatori non sono transitati sulle reti private ma anche su reti estere. Quindi in un panorama dove già la radio in ascolto lineare ha un calo naturale in questi anni, si aggiunge questo che va ad aggravare”.
Insomma, abbiamo peccato di ingenuità...
“È facile dirlo oggi. Quando abbiamo fatto la scelta, la decisione sembrava definitiva. La perdita di ascoltatori nostra, chiaramente e comprensibilmente, ha anche spaventato le radio private, che hanno chiaramente attivato la politica per cercare di modificare la situazione. Che è poi quello che è successo”.

Allungata la vita alle FM
Telegiornale 09.12.2025, 20:00

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Notiziario 11.12.2025, 16:00
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