Roland David, che per 17 anni è stato a capo della Sezione forestale ticinese, andrà in pensione il prossimo mese. Il Quotidiano lo ha incontrato, lungo un percorso didattico rivolto alle famiglie e ai bambini, per parlare della sua lunga esperienza e delle tante sfide che in Ticino concernono il bosco: ambito di biodiversità, ma soprattutto di protezione.
L’80% del bosco ticinese rappresenta un riparo per paesi, città e comunità. Proteggere il bosco è quindi cruciale affinché esso protegga noi. “Viviamo soprattutto, direi, grazie alla presenza del bosco di protezione”, sottolinea David. Si tratta quindi di acquisire “maggiore consapevolezza di questo” e di capire che “investire in questo patrimonio è veramente il modo migliore per garantire un futuro” alle valli, ma anche alle città. L’esempio della città di Lugano è in questo senso eloquente. Infatti “tutto il quartiere di Cassarate, tutta quella zona” può essere “vissuta unicamente grazie agli interventi forestali, che sono stati fatti nel bacino in alto”, rammenta David.
Ma col clima che cambia, come dovrà evolversi il lavoro a sostegno del bosco? Sono importanti, spiega David, “una intensificazione e una costanza negli interventi”. Il bosco ci protegge e “se noi dovessimo” sostituirlo “con delle opere di premunizione sarebbe un disastro” su più livelli: “dal profilo finanziario, dal profilo tecnico, perché è difficile” e poi anche sul piano paesaggistico.

Il bosco che protegge in Val di Blenio
Il Quotidiano 21.08.2025, 19:00
Nei suoi 17 anni alla testa della Sezione forestale, David ha avuto modo di osservare davvero da vicino i mutamenti che il paesaggio del Ticino ha attraversato. In tutto questo tempo, ricorda, “abbiamo fatto un’intensificazione della cura del bosco”, attestata anche dagli investimenti che hanno “superato adesso i 50 milioni al quadriennio”: come a dire, un livello quasi raddoppiato. Ora a livello forestale si constata un territorio diverso, poiché in questi 17 anni “abbiamo avuto diversi fenomeni che si sono accentuati”.
E le insidie sono rappresentate da evoluzioni indesiderate, parassiti, piante invasive e dannose. Tutte minacce che, sullo sfondo dei mutamenti climatici, incidono sul futuro della gestione forestale cantonale. Quindici, venti anni fa “non erano ancora ben evidenti questi fenomeni”. Si è così reso necessario “inserire tutto un capitolo importante su queste nuove sfide”. Quanto alla loro gestione, “oltre alla ricerca dobbiamo magari anche imparare nuovamente ad osservare”, sottolinea David. Perchè la natura “ha un potenziale enorme” e spesso è la natura stessa “se noi stiamo attenti, a farci vedere quali possono essere le soluzioni” ai problemi da affrontare.