È stato presentato venerdì, a Lugano, il nuovo lavoro della Fondazione Il Gabbiano, che si concentra sui giovani in difficoltà, i cosiddetti NEET (quelli che non sono attivi né socialmente né professionalmente). Un progetto che ha potuto beneficiare di finanziamenti del programma di cooperazione Interreg Italia-Svizzera (con fondi europei e federali).
Il progetto si chiama “Secondo piano”, un nome dai vari significati. Innanzitutto perché il lavoro con i giovani viene svolto al “secondo piano”, in via Maderno 18, a Lugano, e poi richiama quello che accade ad alcuni di loro, troppo spesso messi in “secondo piano”. Si vuole aiutare chi ha tra i 15 e i 20 anni e non sta studiando, non ha un lavoro, non vive in famiglia ed è quindi intrappolato in tutti questi “non”. Senza riuscire a dialogare, o meglio, a farsi ascoltare dagli adulti.

Un progetto per i giovani in difficoltà
Il Quotidiano 03.10.2025, 19:00
“È un progetto diurno, immaginato su mezze giornate, dove verranno occupati i ragazzi con attività diversificate”, spiega Yvan Gentizon, direttore socio-educativo della Fondazione Il Gabbiano. “L’obiettivo è riagganciarli, soprattutto a livello relazionale, perché la relazione è fondamentale”. Con i giovani serve concretezza, così vengono proposte “attività concrete: dalla musica ai videogame, dalla sartoria alla cucina, cose concrete che possono toccare con mano e portarsi a casa, nelle rispettive esperienze personali”.
Le situazioni di difficoltà tra i giovani si ritrovano anche oltreconfine. Da qui la collaborazione con La Clessidra di Saronno, una comunità terapeutica per donne ma anche minorenni, che soffrono di disturbo di personalità borderline.
Luigi Campanella, presidente della cooperativa sociale La Clessidra, è psicanalista. Ritiene che il vantaggio di questo progetto Interreg, in collaborazione con il Ticino sia quello di scambiare esperienze.
La prossima settimana, a Lugano, inizieranno i primi colloqui con i ragazzi segnalati da assicurazione, invalidità, scuole e magistratura minorile.
I contributi europei e federali
Da parte italiana i contributi sono europei; in Ticino il sostegno del Cantone si era ridotto con le ultime misure di risparmio. Due giorni fa la presentazione del nuovo Preventivo ha mostrato ulteriori tagli. Le prime conseguenze si sono viste già ieri (giovedì) con l’annuncio della Sezione Sottoceneri della Croce Rossa, che prevede licenziamenti collettivi, visti i risparmi nell’ambito della migrazione.
Per non doversi trovare in questa situazione, la Fondazione Il Gabbiano è corsa ai ripari e ha trovato vie alternative. È una strada percorribile anche da altri? “Per fortuna il finanziamento per questo progetto arriva dal fondo Interreg - spiega ai microfoni di SEIDISERA della RSI il direttore generale Edo Carrasco -. Lavoriamo soprattutto con i nostri partner italiani; è sicuramente una manna per noi in questo periodo di crisi”.
Non è l’unico finanziamento ricevuto: il progetto è finanziato anche da aiuti privati. “Abbiamo fondazioni private e una parte dei collocamenti sarà poi finanziata dalla magistratura, dagli uffici cantonali AI, che pagheranno per i collocamenti dei ragazzi. In un contesto dove le finanze pubbliche sono in grosse difficoltà, tentare qualcosa di nuovo, anche con i privati, per noi è una grande sfida”, sottolinea Carrasco.
Ora la domanda è se questo è l’approccio da adottare anche in futuro, considerando le finanze e l’ultimo preventivo, presentato l’altro giorno. “Vorrei usare le parole di Fabio Schnellmann, primo cittadino del nostro Cantone, immaginando che proprio il fatto di investire sui giovani dovrebbe restare una responsabilità pubblica e politica. Per questo direi che forse non è necessario andare a cercare tutti i soldi nel privato. Detto ciò, dobbiamo essere anche realisti e capire che il contesto socio-politico che viviamo nei Paesi europei diventa sempre più complicato. Dunque saper anche far leva su fondi di altro tipo e su fondazioni private diventa, probabilmente, una necessità per tutti, perché dobbiamo continuare a sviluppare progetti soprattutto per questo tipo di target, molto fragile e sensibile”. “Credo che sia necessaria una risposta anche da parte della comunità tutta. Ci deve essere una responsabilità globale, ed è la cosa più importante. Altrimenti, se noi aspettiamo che lo Stato faccia tutto, diventa complicato. E ripeto, in un contesto dove le difficoltà economiche sono maggiori, un poco di lavoro in più da parte nostra sicuramente è il benvenuto”, conclude Carrasco.