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Auguri a Eugenio Finardi per i suoi 70!

A cura di Gianluca Verga

  • 5 July 2022, 11:20
  • 4 October 2023, 16:17
  • MUSICA
  • Eugenio Finardi
  • MUSICA ITALIANA

Auguri a Eugenio Finardi per i suoi 70!

RSI Concerti 01.07.2022, 18:50

Eugenio arriva da un’epoca straordinaria per la musica, italiana e non solo. Un’ epoca in cui i fermenti della rivoluzione sociale e culturale erano ancora tangibili prima del grande riflusso. La rivoluzione, come Eugenio mi disse, “la iniziano i sognatori, gli artisti. Poi la proseguono i combattenti e le finiscono i burocrati, quelli che sono rimasti”.

E lui, nella Milano degli anni ’70, quella degli Area, degli Stormy Six, di Claudio Rocchi e del Festival Re Nudo sognava. Lui come molti altri compagni di viaggio. Un sogno collettivo e utopico. Un vero e proprio programma politico non l’avevano se non quello di metter in pratica nella musica il sogno della condivisione. Vivere e abbracciare tutti insieme un progetto artistico affrancati dal proprio ego. Offrire il meglio di se stessi nella musica dell’epoca, nei progetti artistici che nascevano sotto il segno della condivisione, della partecipazione collettiva. Eugenio ricorda che nei dischi d’allora non c’erano grandi assoli: la voglia narcisistica di emergere sugli altri non entrava in considerazione. Lo scopo comunque era creare un tessuto, una pulsazione che fosse al servizio della musica, della canzone, dell’espressione artistica. Una comunione che avrebbero voluto fosse anche un felice e utopico viatico per la vita sociale quotidiana.

Eugenio ha lasciato album quali “Non gettate alcun oggetto dal finestrino”, “Sugo” e “Diesel”, solo per citare i primi tre dischi, di una avventura artistica appassionante. E sono dischi e canzoni che ancora oggi, in questo presente faticoso, vantano un senso compiuto. Come se in questo futuro ci sia ancora molto del presente di allora; pensiamo a “Scuola”, “Voglio” o “La Cia ci spia”.

Ma esser un cantautore, e di grande successo è certamente un privilegio, ma può rivelarsi anche una sorta di “condanna” se hai scritto e cantato canzoni epocali, vere e proprie pietre miliari, canzoni manifesto quali “Musica Ribelle”, “La radio” o “Extraterrestre”, tra le molte. Sei costretto a proporle sempre, all’infinito.

Ed ecco perché soprattutto al giro di boa del millennio la presa di coscienza si manifesta compiutamente. Eugenio abbandona “Finardi”. Gli stava stretto, avevo voglia di fare altro, lui cresciuto anche grazie alla madre americana, cantante lirica, con ampi orizzonti musicali. Allora anche a fatica si libera dal fardello e da aria alla propria creatività. Nasce “O fado” un album appunto di fado, suggerito dall’ amico Francesco di Giacomo voce del Banco del Mutuo Soccorso; uno a vocazione spirituale “Il silenzio e lo spirito” e uno fradicio di blues “Anima blues”, in inglese che per sua stessa ammissione era un sogno che accarezzava da sempre. Senza scordare l’appassionato omaggio al cantautore, poeta e dissidente russo Vladimir Vysockij orchestrato grazie a un ensemble di musica contemporanea. Esperienze artistiche e umane utili, vitali grazie alle quali conquista la propria libertà vincendo quel senso claustrofobico di oppressione che lo marcava da vicino come un’ombra. Si rivela un passaggio obbligato che gli permette di incontrare nuovamente “Finardi”, con nuova leggerezza, serenità e consapevolezza. Di riabbracciare la sua storia, la sua epica senza porsi limiti artistici e psicologici. Una conquista importante perché ciò che conta è andare dove lo porta la sua ispirazione, senza porsi limiti e barriere. Non è un reduce e non è solo un nostalgico depositario di una memoria comunque importante, significativa. È un musicista libero, ancora goloso di musica; ed è ciò che conta: lunga vita Eugenio!

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