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Le migliori recensioni peggiori di Rush!

L’album dei Måneskin ha stravenduto, ma le critiche non sono mancate: abbiamo raccolto e tradotto le più cattive, apparse sulla stampa internazionale nell’ultimo mese

  • 22 febbraio 2023, 19:04
  • 24 giugno 2023, 04:52
Måneskin

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  • Keystone

Un mese fa usciva il terzo album della band, che come sempre ha fatto molto parlare di sé e – soprattutto – diviso pubblico e critica. Il grande successo dei Måneskin è stato del resto ripetuto anche da Rush! con mezzo milione di copie vendute in un mese, per non parlare dei dieci milioni incassati dalle 23 date del Loud Kids Tour che sta portando in giro la band dallo scorso ottobre (domani cominciano gli appuntamenti europei: naturalmente, dall’Italia). Dunque, è inevitabile: grande successo chiama grandi hater. Questi ultimi peraltro aiutati nella loro opera di critica distruttiva dallo gnommero (per dirla alla romana) inestricabile tra narrazioni discordanti messo in piedi dal gruppo e dagli uffici marketing della Sony Music: i Måneskin rock, ma pop; outsider, ma sponsorizzati Gucci; ribelli contro l’industria musicale, ma nati da X Factor ed Eurovision.
Non abbiamo resistito: lette tutte le peggiori recensioni delle testate specializzate (che, sia detto per inciso, sono in minoranza rispetto a quelle sufficienti o addirittura positive), abbiamo raccolto le critiche più feroci uscite nell’arco di questo primo mese sul mercato di Rush! Ecco un’antologia di citazioni, decidete voi se si tratta di moti di invidia o semplice verità.

I Maneskin a Las Vegas
  • @ManeskinNews

Ho una discreta tolleranza, quindi ho accettato la strofa di Kool Kids in cui il cantante Damiano David - che in passato ha avuto l'aspetto di Timothée Chalamet che interpreta Josh Todd dei Buckcherry in un docufilm su Woodstock 99 - dice: "Non siamo punk, non siamo pop, siamo solo dei fanatici della musica!". Certo, amico, come vuoi tu! Non sono punk, ma hanno alcune influenze post-punk di seconda mano, come il cantato-parlato di Bla Bla Bla, che sembra di sentire Jack Black se avesse scritto una canzone dei Wet Leg.
Ma nel corso dell'intero album, l'incessante ritmo disco-rock diventa inevitabilmente monocorde e stancante. (A dire il vero, le power ballad sono anche peggio: Timezone sembra una canzone degli Aerosmith dei tempi in cui Alicia Silverstone appariva nei loro video di Get A Grip, ma scritta sotto effetto di Xanax).
(Steven Hyden, Uproxx)

Lo sappiamo che siete italiani! Non c’è bisogno di fare una canzone che si intitola Mamma mia!
(Anthony Fantano, The Needle Drop)

Difficile dire quanto i Måneskin prendano sul serio queste sciocchezze. Di certo, essere sopra le righe gli si addice. I momenti più tristi dell'album sono quelli più seri: If Not for You è una generica power ballad che invoca un'arena piena di iPhone accesi che sventolano, Il Dono Della Vita è voglia di grunge riscaldato. Ma la ridicolaggine della maggior parte di Rush! potrebbe essere, in parte, il punto. In un panorama dominato da tutto tranne che dal rock, i Måneskin sanno di dover spingere il più possibile, anche se questo include perfino fare pubblicità a OnlyFans. Ma così facendo, riescono solo a confermare quanto il rock & roll debba lavorare duramente, al giorno d'oggi, anche solo per essere notato.
(David Browne, Rolling Stone)

Le canzoni dei Måneskin sono così palesemente riciclate, così sfacciatamente mediocri, che l'idea stessa che il gruppo possa innescare una guerra culturale tra rock e pop – con tutti gli stereotipi sul dualismo tra realtà e falsità, passione e prodotto – sembra, nel migliore dei casi, tragica.
(Spencer Kornhaber, The Atlantic)

Il bacio in Polonia sul palco tra Damiano e Thomas

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  • ansa

Secondo il quartetto, il nuovo album Rush! è stato ispirato dai Radiohead e contiene critica sociale. La realtà, però, è diversa. Riflettendo l'immenso successo ottenuto dopo la vittoria all'Eurovision, con oltre 6,5 miliardi di stream a loro nome, l'album li vede collaborare con i migliori produttori da alta classifica, tra cui il più bravo di tutti, Max Martin. Il risultato è una band hard rock pompata che suona tormentoni pop, il tutto dietro una copertina di dubbio gusto come non se ne vedevano più dagli anni Ottanta.
(Ludovic Hunter-Tilney, Financial Times)

Rush!, il loro primo album di studio principalmente in inglese, è assolutamente terribile a tutti i livelli concepibili: vocalmente irritante, con testi privi di immaginazione e musicalmente monodimensionale. È un album rock che più alzi il volume, peggio suona.
(Jeremy D. Larson, Pitchfork)

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