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S.O.S. di SZA è il disco perfetto per la fine del 2022

Quando era solo una bambina, il padre le impediva di ascoltare la radio. Oggi SZA è un esempio di pop contemporaneo in purezza: a trent'anni sembra finalmente arrivato per lei il momento del boom

  • 11 dicembre 2022, 23:51
  • 14 settembre 2023, 09:20
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Non che quei numeri contino molto, ma nel 2022 un solo album ha ottenuto un punteggio più alto di S.O.S. su Metacritic, aggregatore che cerca di offrire ai suoi lettori una media di tutte le recensioni uscite sulle testate specializzate in giro per il mondo. Prima dell'ultimo album in studio di SZA, solo l'edizione Super Deluxe di Revolver dei Beatles, uscita a ottobre. E se ogni paragone con la band appena citata è folle – lo sarebbe per qualsiasi artista – senza dubbio questo è il disco che cementa lo status di SZA come voce fondamentale del pop degli anni Venti. Che non avrà mai l'impatto di quello degli anni Sessanta, certo, però riesce ancora a mettere insieme numeri (again) di tutto rispetto: il sito HitsDailyDouble riporta che il nuovo album di SZA dovrebbe vendere circa 300.000 copie (equivalenti, ma non sottilizziamo) nella prima settimana, una cifra enorme e un grande passo avanti rispetto all'ultimo CTRL che aveva piazzato circa 60.000 copie nella prima settimana. A giugno, lo stesso CTRL era tornato in testa alle classifiche R&B americane con l'edizione deluxe uscita a cinque anni (!) di distanza da quella originale. Insomma, sembra proprio che SZA stia cavalcando un'onda molto alta, con una fanbase fedele e coltivata negli anni, poco marketing (almeno relatrivamente ai tempi in cui viviamo) e molta musica che piace anche alla critica, ammesso che quest'ultima conti qualcosa.

Dal New Jersey alle vette delle classifiche R&B

SZA è nata a St. Louis e cresciuta nel New Jersey, in una famiglia della medio-alta borghesia: suo padre, musulmano, era un produttore della CNN, sua madre, cristiana, una dirigente della compagnia telefonica AT&T. Ha frequentato la Columbia High School, la stessa di Lauryn Hill. Al secondo anno di college si è classificata quinta ai campionati nazionali di ginnastica, sport che è stato la sua passione, prima della decisione di dedicarsi completamente alla musica: l'esercizio quotidiano, ha detto, era “troppo faticoso” (qualcuno sospetta che c'entri anche la sua passione per la marijuana, ma è un'altra storia). A prima vista dunque, la sua non è una storia estrema: Maplewood, dove ha vissuto la sua giovinezza, è una tranquilla cittadina che si trova a mezz'ora di auto da Manhattan. Tuttavia, a guardare meglio si scopre un rapporto con la famiglia piuttosto difficile, per usare un eufemismo. Cresciuta dal padre secondo i precetti dell'Islam, la giovane Solana Imani Rowe – questo il suo vero nome – doveva rispettare regole piuttosto rigide: ad esempio, non poteva ascoltare la radio, né guardare la tv. La musica che le era permesso ascoltare in casa era dunque limitata ai classici jazz della discografia del padre, da Billie Holiday a Miles Davis. Che nonostante questo, lei continua ad amare ancora oggi, come ha dichiarato in diverse interviste.
Dopo aver frequentato tre diversi college, aver studiato biologia marina e alla fine abbandonato gli studi, semplicemente se n'è andata di casa (“qualsiasi posto, tranne casa”). Per fortuna, New York e le sue infinite possibilità erano a un passo. Così, nel breve spazio di tre anni, ecco arrivare i primi contatti (e il primo contratto) con la Top Dawg Entertainment, che ai tempi aveva nel suo roster Kendrick Lamar. E poi il ruolo di autrice per Rihanna, Nicki Minaj e Maroon 5. Fino al primo EP in studio, Z, nel 2014. Il resto è stato una crescita lenta ma continua, fino all'esplosione che sembra destinata a concretizzarsi nel 2023 in arrivo.

S.O.S., 23 pezzi dentro e oltre gli stereotipi

Ma torniamo a S.O.S., album nascosto dietro una copertina ispirata a una celebre fotografia di Lady Diana del 1997 – mai come nell'ultimo periodo i reali inglesi sembrano al centro della cultura pop, anche in forme inaspettate – e capace di totalizzare ben 23 canzoni: SZA, a dire il vero, sostiene di averne scritte a centinaia in questi cinque anni, quindi in fondo si potrebbe dire si tratti quasi di un esercizio di sintesi. A prima vista le canzoni sembrano seguire il più diffuso cliché tematico dell'ultimo decennio, il racconto di un'apparente “dura” (in questo caso al femminile, ma gli esempi abbondano nell'altra metà del cielo) che nasconde un animo sensibile. Eppure, SZA riesce a infondere nuova vita in questo stereotipo abusato, trovando un perfetto equilibrio tra auto-affermazione bombastica e confessione, i due poli su cui si muove gran parte del pop contemporaneo. Altrettanto perfetta appare la costruzione delle canzoni, anche quando si tentano mix all'apparenza improbabili (sample di Björk e Ol' Dirty Bastard nello stesso pezzo? Fatto) il risultato è sempre rotondo ed estremamente contemporaneo, se questa parola ancora significa qualcosa. E qui sta anche l'unico dubbio possibile nei confronti di un disco come S.O.S.: che sia forse troppo tagliato per l'anno 2022, e quindi destinato a essere dimenticato quando i gusti collettivi cambieranno, e la musica si muoverà verso altre direzioni? Solo il tempo potrà dirlo. Ma per adesso, godiamocelo.

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