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Tubular Bells, il disco che lancia astronavi

Mike Oldfield pochi giorni fa ha spento 70 candeline. Esattamente mezzo secolo or sono pubblicava l’album che ha fatto la fortuna della Virgin. E se Richard Branson riuscirà davvero a diventare il pioniere del turismo spaziale, il merito sarà anche di quel disco incredibile

  • 29 maggio 2023, 13:10
  • 14 settembre 2023, 09:02
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Di: Michele R. Serra

Da cosa si misura l’importanza di un disco? Dalla musica, certo. Però, nel caso di Tubular Bells, ci sono in gioco altri valori. La vita di un ragazzo, e la fondazione di un’azienda multinazionale che oggi vuole portare i turisti oltre i confini terrestri. Non male, per un solo album.

Certo, Tubular Bells non è un disco qualunque. È l’album strumentale più venduto della storia della musica (a dire il vero su questo c’è dibattito, ma l’idea che possa essere Breathless di Kenny G non vorrei neppure prenderla in considerazione), quello che ha anticipato molti trend musicali degli anni a venire (dall’ambient alla new age, con quelle campane, e quelle chitarre registrate rallentate e poi ri-velocizzate per produrre note più alte del normale…); è quello della colonna sonora dell’Esorcista, quello che ha influenzato una generazione di musicisti in tutto il mondo occidentale (Goblin, ci siete?). Ma, appunto, è anche quello che ha salvato la vita a Mike Oldfield e aiutato Richard Branson, fondatore della Virgin, a diventare una delle persone più ricche del pianeta. Ricordiamo quella storia incredibile, nel mese in cui Oldfield compie settant’anni, e Tubular Bells cinquanta.

Cinquanta minuti è anche (poco meno, a dire la verità) la durata di Tubular Bells, una suite divisa in due parti, ciascuna delle quali occupa un lato del vinile originale. All'epoca della sua pubblicazione era stato presentato come frammento del fiorente movimento del rock progressivo britannico.
In effetti, Oldfield ne faceva in qualche modo parte: aveva suonato con i Whole World di Kevin Ayers, fondatore dei Soft Machine e prodotto – insieme a Gong e Caravan, anch’essi nati da ex-membri del gruppo – della scena di Canterbury. Soprattutto, però, era un adolescente che sembrava destinato a una vita difficile: in casa ha zero soldi e una madre con problemi psichici, che finirà in una casa di cura e morirà nel 1975, senza la possibilità di godere del successo del figlio.
Quando inizia a scrivere Tubular Bells, Oldfield ha solo 18 anni, e – parole sue – si trova sull’orlo di un esaurimento nervoso. I problemi familiari lo portano a rifugiarsi nella musica, che diventa “più reale della realtà”, anche grazie all’aiuto di qualche trip (“non avremmo avuto Tubular Bells, senza le droghe”). La svolta arriva quando il già citato Kevin Ayers gli regala il suo registratore a nastro Bang & Olufsen: bloccando una testina del nastro con dei pacchetti di sigarette, Mike costruisce un primo rudimentale multitraccia, e ci registra sopra il tema di Tubular Bells suonato su un organo elettrico Farfisa, lo stesso strumento che aveva sentito nelle canzoni di Pink Floyd, Led Zeppelin e Sly & The Family Stone. Per alcuni effetti, usa un aspirapolvere.
Pur se Oldfield a questo punto sembra già avere le stimmate dell’enfant prodige, per far decollare la sua carriera musicale verso l’infinito e oltre serve l’intervento di Richard Branson. Anche lui giovanissimo, anche lui già lanciato nel suo campo, quello imprenditoriale: dopo aver aperto il primo negozio di dischi a Londra, Branson compra con i proventi una casa di campagna in rovina e trasforma l’adiacente campo da squash in uno studio di registrazione chiamato Manor. Un giorno, uno dei tecnici del suono gli dice che gli hanno fatto ascoltare un incredibile demo strumentale, registrato da un adolescente.
A quei tempi, Mike lavorava come chitarrista di riserva nella produzione del musical Hair, e non c’è bisogno di dire che aveva il morale sotto i tacchi. Le case discografiche non sembrano interessate al suo demo, considerato “invendibile” e “anti-commerciale”: solo la Mercury Records dice che l'avrebbe pubblicato, ma a patto che Mike avesse aggiunto la voce, cosa che lui non voleva assolutamente.
Servirebbe una nuova casa discografica, e Branson la fonda praticamente apposta. Si fa prestare un contratto dalla sua amica Sandy Denny, la cantante dei Fairport Convention, e lo usa come facsimile per quello di Mike, cambiando solo l’intestazione. Mike si trasferisce al Manor per una settimana, e incredibilmente riesce nel suo progetto: registrare un intero album suonando tutti gli strumenti da solo (non c’è bisogno di ricordarlo, ma all’epoca non esiteva l’editing digitale, servivano nastri e rasoi, e la possibilità di cancellare per errore il lavoro di un’intera giornata era sempre dietro l’angolo).
Tubular Bells è il primo album stampato dalla neonata Virgin Records. Quattro giorni dopo la pubblicazione, John Peel passa l’intero lato A durante la sua trasmissione quotidiana sulle frequenze della BBC, Top Gear. La critica concorda nel definire l’album un sucesso. Quattro mesi dopo, Tubular Bells entra nella top 40, e poteva bastare così. Invece, nel dicembre 1973 un frammento della Parte 1 viene utilizzato nella colonna sonora dell'Esorcista, e l’album viene catapultato in testa alle classifiche. Oldfield però si rifiuta di andare in tournée o di farsi intervistare, e si ritira nella campagna dell'Hertfordshire a comporre. Per convincerlo a suonare (alle rare esecuzioni live parteciperanno tra gli altri Mick Taylor dei Rolling Stones, Steve Winwood, e Steve Hillage dei Gong), Branson gli regala la sua Bentley – rivelatasi poi una vecchia carretta destinata a costare troppo in riparazioni, secondo lo stesso Oldfield.
Al di là della (pur ricca) aneddotica, Tubular Bells è la pietra angolare su cui Richard Branson costruirà il suo impero: con i soldi guadagnati, la Virgin Records diventa una vera casa discografica, capace di mettere sotto contratto, nel corso degli anni, gente come Sex Pistols e Rolling Stones. Intanto, gli affari musicali diventano solo una piccola parte del business: Branson apre palestre, hotel e perfino una linea aerea. Fino all’ultima avventura: lo spazio. Un’altra scommessa, forse la più rischiosa, che potrebbe essere vinta proprio nei prossimi mesi.

Da quasi vent’anni infatti, Virgin Galactic prova a portare turisti nello spazio grazie ad aerei supersonici. A marzo scorso ha trasportato due piloti e un equipaggio di quattro persone a circa 80 chilometri di altezza, il confine dello spazio esterno, a sperimentare l’assenza di peso e ammirare dai finestrini l'orizzonte curvo della Terra.
L’estate 2023 dovrebbe segnare l’apertura ufficiale a clienti paganti (alcuni dei quali hanno prenotato un posto più di dieci anni fa), dopo anni di promesse non rispettate e milioni bruciati all’inseguimento di quella che appariva solo una chimera. La Virgin Galactic ha venduto finora circa 800 biglietti a prezzi compresi tra 200.000 e 450.000 dollari.
Se Branson dovesse battere Jeff Bezos e la sua Blue Origin nella corsa al turismo spaziale, sarebbe l’ennesimo successo di una vita da romanzo. Se dovesse accadere nell’anno del cinquantesimo di Tubular Bells, sarebbe un motivo in più per celebrare il genio di Mike Oldfield, il ragazzino timido e taciturno che con un registratore scassato ha lanciato astronavi verso il cosmo.

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