Ticino e Grigioni

"Rubavo i soldi dalla cassa"

Michele Egli, a processo per l’uccisione di Nadia Arcudi, ammette i furti alla SUPSI e parte dei reati finanziari

  • 16 maggio 2018, 12:31
  • 8 giugno 2023, 19:49
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Michele Egli alla sbarra

  • RSI

“In tanti alla SUPSI prendevano i soldi dalla cassa, ma poi li rimettevano, io, semplicemente, non lo facevo”. Sono le parole di Michele Egli, alla sbarra alle Assise Criminali a Lugano per rispondere dell’uccisione della cognata Nadia Arcudi e di una serie di reati di natura finanziaria.

Reati sui quali, mercoledì mattina, è stato incentrato l’interrogatorio nei confronti del 43enne di Coldrerio, che ha ammesso di aver sottratto sull’arco di più anni circa 270'000 franchi alla Scuola universitaria professionale, dove lavorava come collaboratore informatico. Soldi prelevati da una cassa dove finivano i contributi che gli studenti del Dipartimento ambiente costruzione e design versavano per poter effettuare copie eliografiche e fotocopie.

“Sottraevo denaro sia quando mi vedevano sia quando non mi vedevano: tanto si fidavano di me”, ha dichiarato interrogato dal presidente della Corte, il giudice Amos Pagnamenta. I soldi, a suo dire, servivano per saldare precetti esecutivi, in particolare per tasse non pagate.

L’imputato contesta invece l’accusa di truffa in relazione ad una raccolta fondi nei confronti di un fantomatico filippino bisognoso di cure: il signor Adana. “Non pensavo di fregare nessuno – ha aggiunto -. Avevo conosciuto sua figlia su internet, c’era una specie di infatuazione e volevo aiutarli”. Egli afferma di aver versato una cifra superiore al denaro raccolto: circa 10'000 franchi.

"Versione non lineare"

Il 43enne è stato pure nuovamente incalzato sulla sua volontà di uccidere la cognata: “Ha raccontato nel dettaglio alla procuratrice pubblica Pamela Pedretti cosa successe quella sera, ma in aula afferma di non capire cosa stava facendo”, ha spiegato il giudice Amos Pagnamenta, affermando che quanto dichiarato da Michele Egli non è lineare: starebbe raccontando una versione diversa, più comoda.

L’imputato questa mattina ha anche dato segni di cedimento: "Nel mio cellulare ci sono le foto di mia figlia", ha detto con la voce rotta dall’emozione. In aula, si stava parlando degli oggetti sotto sequestro.

Dibattimento sospeso

Il dibattimento è stato in seguito sospeso. Riprenderà nel pomeriggio con l’audizione del dottor Carlo Calanchini, lo psichiatra forense che ha redatto la perizia sull’imputato, riscontrandone una lieve scemata capacità di agire.

Michele Egli è stato rinviato a giudizio con l’accusa di assassinio per aver ucciso Nadia Arcudi, nell’abitazione della donna a Stabio, la sera del 14 ottobre del 2016. La sentenza dovrebbe arrivare venerdì pomeriggio; al più tardi martedì mattina.

FrCa/ludoC

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