È stato costretto al secondo turno. Non era mai successo prima, ma alla fin dei conti il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è riuscito a rimanere in sella e ora ha davanti a sé un terzo mandato presidenziale di altri cinque anni, lui che tra presidenza e guida del governo è in carica ormai da un ventennio. Il ballottaggio del 28 maggio ha confermato al potere colui che viene ormai chiamato il nuovo sultano turco, con una longevità politica superiore persino a quella di Kemal Atatürk, il padre della Turchia laica e moderna nata proprio un secolo fa. Vinta la sfida delle urne, rimangono da risolvere i tanti problemi con cui è confrontato il Paese a cominciare dalla crisi economica, con la lira turca in caduta libera e un’inflazione che galoppa oltre il 40%. Senza dimenticare le ferite lasciate dal terribile terremoto dello scorso 6 febbraio e gli equilibrismi politici e militari di Erdogan sul fronte della guerra in Ucraina, lui che continua a essere molto attento nella cura dei suoi rapporti con la Russia di Putin.

Quali dunque i motivi principali della vittoria di Erdogan in un Paese comunque attraversato da profonde spaccature interne? E quali i possibili scenari futuri per una Turchia che mira ad avere un ruolo sempre più riconosciuto anche a livello regionale e internazionale? Queste alcune delle domande che affronteremo con i nostri ospiti:

• Valeria Giannotta, direttrice scientifica dell’Osservatorio sulla Turchia del Cespi, il Centro Studi di Politica internazionale a Roma

• Chiara Maritato, docente di politiche comparate all’Università di Torino e specialista di Turchia

• Filippo Cicciù, collaboratore RSI a Istanbul