“Sono cambiamenti importanti ma non impossibili” così il premier britannico David Cameron ha inquadrato le richieste di riforma inviate martedì al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Delle rivendicazioni sulle quali il governo conservatore di Londra intende ottenere accordi “giuridicamente vincolanti” su 4 dossier generali: governance economica, competitività, sovranità, immigrazione.
Si tratta di riforme giudicate come “irrinunciabili” affinché Cameron si possa schierare contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea nell’annunciata votazione popolare promessa entro il 2017.
Due in particolare le richieste viste come altamente problematiche da Bruxelles:
Sul fronte immigrazione, Londra intende contrastare “l'abuso della libertà di movimento” ponendo limiti all’accesso agli aiuti sociali da parte degli immigrati intra-europei. Inoltre chiede che ai futuri membri la libertà di movimento sia garantita solo per gradi, mano a mano «che le loro economie convergano» con le altre.
Il primo ministro conservatore chiede la garanzia per Londra di restar fuori da una maggiore integrazione nell’UE evocando la possibilità d'imporre il diritto di "un gruppo di parlamenti nazionali" di non applicare la legislazione comunitaria e l'imposizione di limitazioni al potere d'intervento della corte di giustizia europea nel Regno unito.
Ora l’unione europea avvierà una procedura di consultazione interna ai 27 altri paesi membri dell’Unione in modo da arrivare al prossimo Consiglio europeo, previsto per il 17 e 18 dicembre con una base comune su cui avviare le discussioni, dapprima interne quindi con il governo Cameron.
Per discutere delle proposte inglesi a Modem intervengono:
Haigh Simonian giornalista economico;
Tomas Miglierina, Corrispondete RSI a Bruxelles.
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