Il Ticino, fra tagli finanziari ed alcuni docenti che si mobilitano: le misure di risparmio del preventivo che riguardano i dipendenti statali potrebbero in effetti avere delle conseguenze non soltanto sugli insegnanti ma anche sugli allievi. Siete d’accordo con la decisione dei docenti della Scuola Media di Bellinzona 2 di rinunciare a tutte le attività che esulano dai loro obblighi contrattuali come le passeggiate scolastiche, le settimane bianche e verdi e tutto il tempo extra messo a disposizione? Sulla scuola, secondo voi, è giusto risparmiare? Dite la vostra su questo argomento che si presta a diverse chiavi di lettura, telefonandoci allo 0848 03 08 08 o scrivendoci via Wathsapp allo 076 321 11 13. Lo scenario previsto alle Scuole Medie di Bellinzona 2 qualora le misure di risparmio messe a preventivo dal Consiglio di Stato dovessero entrare in vigore il prossimo anno pone molti interrogativi, soprattutto perché inevitabilmente saranno coinvolti anche gli allievi e le allieve dell’istituto scolastico. L’avvertimento è contenuto in una presa di posizione del Collegio dei docenti firmata dalla presidente Denise Maranesi. La quale, alla RSI, ha spiegato che “così le cose non vanno e non devono essere i dipendenti pubblici a risanare le casse statali”. Il documento potrebbe fare, come si suole dire, scuola. La lettera, accettata dalla maggior parte dei docenti di Bellinzona 2, è giunta sulle scrivanie delle altre sedi scolastiche del Cantone che ora dovranno decidere come comportarsi. A pagare però sarebbero i ragazzi che a partire dal prossimo anno scolastico (l’attività extra 2023-24 è salva) potrebbero vedersi cancellate, in primis ma non soltanto, le gite di classe. “È sicuramente una posizione chiara e decisa - dice ancora Maranesi -, ma lo è tanto quanto il contenuto del preventivo. Le misure proposte dal Consiglio di Stato sono inadeguate e svilenti per tutti i dipendenti pubblici”. Quanto al timore che possa apparire come una sorta di ricatto, la docente ha osservato che “Si parla tanto degli allievi e del lato umano della nostra professione, tuttavia ci chiediamo se il governo nel formulare la sua proposta abbia tenuto conto delle ripercussioni che questi provvedimenti potranno avere sulle vite dei dipendenti pubblici e dei loro familiari. Abbiamo quindi deciso di rispondere dando un segnale forte. Non chiediamo che i nostri stipendi vengano alzati, chiediamo la giusta retribuzione”. La reazione del DECS è improntata a una comprensione, ma vigilata. ”Capisco le preoccupazioni dei docenti di non riuscire più a garantire una scuola di qualità di fronte a delle misure di risparmio che potrebbero ancora arrivare. Dall’altra parte però confido che continueranno a impegnarsi per un buon insegnamento come hanno sempre fatto in tutti questi anni”, ha detto la direttrice del DECS Marina Carobbio Guscetti.
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