14a edizione del Mondial du Merlot & Assemblages
La consulenza

I vini ticinesi, fra immagine, viticoltura, qualità, prezzi e costante calo del consumo

  • 07.05.2025
  • 56 min
  • Antonio Bolzani
  • iStock
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Negli ultimi tempi i dibattiti attorno al vino scatenano sempre delle reazioni contrapposte e contrastanti: c’è chi sostiene che bisogna parlarne di più, promuovendoli; dall’altra parte, vi sono, invece, coloro che ritengono che l’alcol fa male e nuoce alla salute e quindi non bisognerebbe dare spazio nei media alle bevande alcoliche in generale. Al quesito che ritorna sempre Esiste una quantità sicura di vino?” vi sono delle risposte mediche e scientifiche peraltro chiare e basate su studi seri. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Public Health” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non esiste un livello di consumo di alcol considerato sicuro: «Anche piccole quantità possono avere effetti dannosi sulla salute». Fatta questa doverosa premessa, bisogna subito ricordare che in Svizzera, come in moltissime altre nazioni europee, si assiste sia ad un calo costante e generale del consumo di vini -rossi, rosati e bianchi, tanto che nel giro di un anno la diminuzione è stata del 7,9 per cento in Svizzera- e quindi a un conseguente crollo del mercato interno (oltre il 16 per cento in meno, tengono soltanto gli spumanti e le “bollicine”) sia a un accentuato cambiamento di abitudini da parte dei giovani meno attirati rispetto alle generazioni precedenti dai bicchieri e dalle bottiglie di vino. Proprio per questo ci si sta orientando, con incoraggiante interesse, verso i vini analcolici o dealcolati, che costituiscono quella che potrebbe essere la nuova frontiera del consumo. Per qualcuno però si tratta di un tradimento, soprattutto nei confronti di una cultura, di una tradizione e di un passato che ha visto il vino presente sulle tavole di moltissime persone. Il Ticino è però ancora un Cantone di consumatori e di produttori di vino, con la viticoltura che per molte persone è una passione ma anche una professione. I vini ticinesi costituiscono un indotto economico -pensiamo al commercio e alla ristorazione- e turistico e quindi se molti vigneti rischiano la scomparsa o un ridimensionamento vi sarebbero delle ripercussioni negative in vari ambiti. Sulla notorietà, sulla reputazione e sulla qualità dei vini ticinesi - Merlot in primis! sono però tutti o quasi d’accordo, perciò gli addetti al lavoro e i professionisti del settore puntano ad elevarne l’immagine e a rafforzarne il posizionamento sia livello nazionale sia anche fuori dai nostri confini. Il bicchiere è allora mezzo vuoto o mezzo pieno quando si parla di vini ticinesi? Proviamo a rispondere oggi, evidenziando i pregi, i difetti, le contraddizioni e i cambiamenti epocali di un settore vitivinicolo che deve confrontarsi con la realtà. Di vini ticinesi, della filiera della viticoltura e dei motivi del calo di consumo di bevande alcoliche ci soffermiamo in effetti nella consulenza, sulla scia dell’assemblea annuale dell’Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese (IVVT), tenutasi lo scorso 10 aprile nella quale sono stati annunciati due importanti cambiamenti nell’assetto organizzativo: Andrea Conconi e Valerio Cimiotti sono stati eletti rispettivamente alla presidenza di IVVT e Ticinowine, succedendo a Gianni Moresi e Uberto Valsangiacomo.

Sono ospiti :Valerio Cimiotti, presidente di Ticinowine

Andrea Conconi, presidente dell’Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese (IVVT)

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