Continua a far tremare la Casa Bianca il caso Epstein. Quello che sembrava un capitolo chiuso è tornato prepotentemente al centro della scena politica statunitense, con accuse che riguardano direttamente il presidente Donald Trump. Dopo la diffusione di email compromettenti da parte dei Democratici, ora è arrivata anche una petizione che chiede la pubblicazione di tutti i documenti.
Mercoledì è stata raggiunta la soglia delle 218 firme necessarie per costringere la Camera a votare sull’Epstein Files Transparency Act, la misura che obbligherebbe l’amministrazione Trump a rendere pubblici i documenti in suo possesso sul finanziere pedofilo morto suicida nel 2019.
La firma decisiva è arrivata dalla deputata democratica Adelita Grijalva, che ha prestato giuramento dopo settimane di ritardo causate dallo shutdown federale. Il suo primo atto ufficiale è stato proprio apporre la firma alla petizione parlamentare, come annunciato dal deputato Ro Khanna su X. “I leader repubblicani non possono più bloccarla”, ha commentato Khanna, co-sponsor della misura insieme al repubblicano Thomas Massie.
Il caso riesplode con le email compromettenti
Il caso era già tornato alla ribalta alcune ore prima, quando i Democratici della commissione di vigilanza hanno diffuso una serie di email che gettano ombre pesanti sul presidente. Secondo questi documenti, Trump non solo sarebbe stato a conoscenza dei traffici sessuali di Epstein, ma avrebbe anche incontrato una delle sue vittime.
Nei messaggi, indirizzati a Ghislaine Maxwell, Epstein scrive che Trump avrebbe trascorso “ore a casa mia” con una delle sue vittime, identificata da alcune fonti come Virginia Giuffre. Le email, risalenti agli anni successivi al patteggiamento del 2008, sembrano contraddire la versione ufficiale del tycoon, che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento negli abusi. “Trump sapeva delle ragazze”, scrive Epstein in una delle comunicazioni.
Reazioni e controffensive
La Casa Bianca ha reagito duramente, accusando i Democratici di aver diffuso “selettivamente” le email per creare una “falsa narrazione”. La portavoce Karoline Leavitt ha ribadito che il presidente “cacciò Epstein da Mar-a-Lago decenni fa per comportamenti inappropriati” e che “Giuffre non lo ha mai accusato di nulla”.
Trump, dal canto suo, ha definito la vicenda “una bufala orchestrata per distogliere l’attenzione dallo shutdown e dai fallimenti democratici”, in un post su Truth Social. Intanto i repubblicani hanno pubblicato altre 23’000 pagine di documenti provenienti dal patrimonio di Epstein, nel tentativo di placare le polemiche e rispondere alla base MAGA.
Tensioni crescenti a Washington
La Camera si prepara a votare la prossima settimana sulla divulgazione completa dei documenti, una decisione che potrebbe scatenare conseguenze inaspettate per l’amministrazione e l’establishment statunitense. Il dossier Epstein continua a rappresentare un nodo critico per la politica americana, alimentando speculazioni e interrogativi con potenziali ripercussioni significative per il secondo mandato di Trump.

Caso Epstein, secondo alcune e-mail Donald Trump sapeva
Telegiornale 12.11.2025, 20:00









