Cosa succede quando uno Stato decide di sostenere gli artisti non solo per le loro opere, ma per il tempo necessario a pensarle, cercarle, farle maturare? In Irlanda, questa visione ha preso forma concreta con l’introduzione di un reddito di base per artisti: un sussidio settimanale di 325 euro, che dal prossimo anno diventerà permanente. Nato come risposta alla crisi pandemica, il programma ha dimostrato di avere effetti tangibili, non solo sul piano culturale ma anche economico
L’Irlanda si conferma così pioniera in Europa, riconoscendo il lavoro artistico come parte integrante del tessuto sociale. In Svizzera, invece, il sostegno alla cultura resta frammentato e spesso legato alla produzione, lasciando scoperti proprio quei momenti fondamentali del processo creativo.
William Wall, romanziere e poeta irlandese, ha spiegato ad Alphaville il funzionamento del programma: «8000 artisti hanno fatto richiesta, ne sono stati selezionati 2000 tramite sorteggio, per evitare accuse di censura. Il progetto ha funzionato bene. Un’amica scrittrice, che lavorava come impiegata, è passata al part-time e ha finito due romanzi. Uno sarà anche adattato per il cinema». E ha aggiunto un dato significativo: «Per ogni 100 euro spesi, il ritorno economico è stato di 139. Un profitto del 39%. Vuol dire che investire nell’arte fa bene non solo agli artisti».
Ma cosa succede in Svizzera? Alan Alpenfelt, artista, regista e promotore culturale ticinese, ha offerto uno spaccato della realtà elvetica: «La Svizzera sostiene molto gli artisti, con finanziamenti che arrivano da Comuni, Cantoni, Stato e fondazioni private». Tuttavia, spesso si tratta di sostegni legati alla produzione, come nel caso di uno spettacolo teatrale: «si ricevono fondi per le cinque settimane di prove, per pagare attori, luci, scenografie». Ma poi inizia spesso una fase di incertezza in cui gli artisti lavorano senza entrate dirette.
Un’inchiesta sul lavoro degli artisti
Alphaville 08.03.2024, 11:05
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È proprio quella dimensione “invisibile” - fatta di ricerca, riflessione, gestazione - che il modello irlandese cerca di riconoscere e valorizzare. Il lavoro artistico non si esaurisce nella produzione visibile: è un processo continuo, spesso non quantificabile, che richiede tempo e libertà. Come ha ricordato Alan Alpenfelt, «lavoriamo praticamente sempre», ma spesso gli artisti sono poi costretti a svolgere anche altri impieghi per sostenere quei periodi in cui non ci sono entrate dirette. Il tempo creativo, infatti, non segue ritmi regolari né si limita a fasi definite: è variabile, diffuso, e spesso non retribuito.
Da qui nasce una domanda cruciale: un reddito fisso può compromettere l’indipendenza creativa? Per Alpenfelt, la risposta è chiara. Un sostegno economico stabile non limita, ma libera. Permette agli artisti di coprire le spese essenziali - affitto, trasporti, elettricità - e di dedicarsi con maggiore serenità alla propria ricerca. «Non sono soldi per andare in vacanza», ha precisato, ma per vivere e continuare a creare. In Svizzera esistono anche iniziative private, come quelle di alcune fondazioni che offrono stipendi biennali a musicisti: un tempo protetto che spesso coincide con un salto qualitativo nella carriera. Il vero nodo, dunque, non è la libertà, ma la possibilità concreta di dedicarsi all’arte senza doverla continuamente giustificare o frammentare.
In Irlanda, da quarant’anni non si paga l’imposta sul reddito per le opere d’arte e, aggiunge Wall: «quando si partecipa a un festival, si viene pagati, ed è cosi anche per chi presenta. Tutto questo è sostenuto dal Consiglio delle Arti. E non ha mai avuto effetti negativi sulla libertà di espressione».
Sostenere gli artisti non significa allora solo garantire loro un reddito, ma anche proteggerli in un contesto in rapida evoluzione, dove il rischio di marginalizzazione è concreto. «Ecco perché è fondamentale sostenere la vita dell’artista», commenta Alpenfelt, «pensando a quanto l’artista è importante per la società e quanto quest’ultimo abbia dei tempi diversi».
«Anche quando passeggiamo nel bosco, stiamo creando», conclude Alpenfelt. «È difficile da comprendere, ma è così». È in quei momenti apparentemente vuoti che l’artista elabora, immagina, costruisce. Più tempo si ha per dedicarsi all’arte, più alta sarà la qualità del lavoro prodotto - e questo, in ultima analisi, è un beneficio che ricade sull’intera società.
Creatività garantita?
Alphaville 20.10.2025, 12:05
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