In un mondo sempre più interconnesso, dove le crisi globali impongono nuove forme di pensiero, l’Università di Bologna — la più antica del mondo occidentale — apre le sue aule alle tradizioni filosofiche dell’Asia. All’interno del corso di laurea in Filosofia, infatti, gli studenti possono oggi seguire insegnamenti come Religioni e Filosofie dell’Asia Orientale e Filosofie dell’India e dell’Asia Orientale, corsi integrati che offrono una panoramica approfondita sul pensiero cinese, indiano e buddhista.
Non si tratta di un’iniziativa marginale. Lo studio delle filosofie orientali infatti rappresenta un gesto culturale importante, un invito a pensare in modo nuovo, a confrontarsi con visioni del mondo che non si fondano sull’individualismo, sulla linearità del tempo o sulla centralità dell’ego, categorie che hanno dominato la filosofia occidentale per secoli.
Un’offerta formativa strutturata
I corsi permettono agli studenti di esplorare le radici dell’Induismo, le scuole del Buddhismo, il Confucianesimo, il Taoismo e anche il pensiero cinese classico. L’approccio è storico-filosofico, ma insieme comparativo. Si analizzano concetti come il vuoto, la non-dualità, l’armonia, la ciclicità del tempo, mettendoli in dialogo con le categorie della filosofia europea.
«Studiare le filosofie asiatiche significa mettere in discussione le nostre abitudini mentali», spiega un docente del corso. «Significa aprirsi a una pluralità di modi di pensare, di vivere, di intendere il rapporto tra sé e il mondo».
Un gesto culturale necessario
In un momento storico in cui l’Asia gioca un ruolo sempre più centrale sul piano economico, politico e culturale, conoscere le sue tradizioni filosofiche non è solo un arricchimento personale, quanto una necessità culturale. Il Taoismo, ad esempio, propone una visione non antropocentrica della natura, mentre il Buddhismo offre strumenti per comprendere la mente e affrontare la sofferenza.
L’inserimento stabile di questi corsi nel curriculum universitario italiano segna un passo importante verso una filosofia realmente mondiale, capace di superare il provincialismo intellettuale e di costruire ponti tra culture.
Bologna come laboratorio del pensiero globale
L’Università di Bologna, con questa apertura, si conferma come laboratorio del pensiero contemporaneo. In un tempo in cui la filosofia rischia di essere percepita come astratta o distante, lo studio delle tradizioni orientali restituisce alla disciplina la sua vocazione originaria. Cioè interrogare il senso dell’esistenza, del tempo, della relazione, della sofferenza, non in modo uniforme, ma attraverso la pluralità delle culture.
Un passo che non è solo accademico, ma profondamente culturale. Perché oggi, pensare l’Oriente significa anche pensare il futuro.
“Lessons from Nightingales”
La Recensione 10.09.2025, 10:45
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