L’intervista

La filosofia nell’era dell’istantaneo, «un antidoto alla frenesia moderna»

Fabio Merlini svela il potere della riflessione filosofica in un mondo dominato dalla velocità e dall’effimero

  • 47 minuti fa
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Giornata Mondiale della Filosofia

Alphaville 20.11.2025, 11:45

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  • Barbara Camplani e Matteo Ongaro
Di: Rod 

«La filosofia è parte integrante della nostra storia, ha plasmato l’immaginario delle nostre vicende umane e ha contribuito a definire le nostre identità. Oggi, la filosofia continua a svolgere il suo ruolo tradizionale, riflettere sul proprio patrimonio e sui testi fondamentali. Questo significa custodire il passato, un insegnamento cruciale in un’epoca in cui, assorbiti dalla frenesia quotidiana, si fatica a comprendere l’importanza di guardare indietro».

Così si esprime ad Alphaville Fabio Merlini, presidente della Fondazione Eranos e direttore regionale della Scuola universitaria federale per la formazione professionale di Lugano. Merlini riflette in occasione dell’edizione 2025 (20 novembre) della Giornata Mondiale della Filosofia istituita dall’UNESCO. Aggiunge: «Il passato ha un valore che merita di essere preservato. La filosofia ha il compito di riesaminare i suoi testi fondativi, aiutandoci a comprenderli, interpretarli e spiegarli. Inoltre, esiste una filosofia che si occupa del presente, cercando di illuminare la nostra contemporaneità con nuove prospettive, superando le interpretazioni convenzionali diffuse dai media. L’obiettivo è offrire una visione più ampia e articolata della realtà, spesso attingendo alle categorie filosofiche e alla saggezza dei classici. C’è anche una filosofia che si dedica all’etica, sia generale che applicata, guidandoci nel mondo delle nuove tecnologie. Infine, non va dimenticata una filosofia di ispirazione stoica, che ci aiuta a comprendere come vivere e affrontare la condizione umana. Questo bisogno di filosofia è particolarmente sentito oggi, in un’epoca di disorientamento e di incertezza sul futuro».

La filosofia procede con lentezza, necessita di tempo in un mondo sempre più frenetico. Come si relaziona e si confronta con le forme di comunicazione mediatiche, sempre più istantanee ed effimere?

«Questa è una domanda cruciale. Si potrebbe affermare che la filosofia è un antidoto alla “thanatos cronica”, ovvero la morte del tempo causata dall’accelerazione costante. La filosofia ci educa a una temporalità diversa da quella della quotidianità. Ci insegna che le domande devono precedere le risposte. Spesso ci troviamo in contesti dove si cercano risposte senza aver formulato le giuste domande. La filosofia ci invita a pensare in modo diverso dal “dissentire” che caratterizza le nostre vite frenetiche. Non abbiamo più il tempo di ascoltare veramente le cose, gli oggetti, la realtà. La filosofia può guidarci verso una percezione diversa, di cui abbiamo urgente bisogno. Quanto riusciamo a percepire la natura al di là del discorso sulle risorse? Quanto riusciamo ancora a sentire gli altri nei social media, dove ognuno agisce per sé in una comunità che non si ascolta più?».

La filosofia sta assumendo un ruolo sempre più rilevante anche in ambito terapeutico. Si parla molto di medicina narrativa e sta emergendo la figura del consulente filosofico. Che tipo di domanda c’è in questo settore?

«Questo dimostra come non si possa sfuggire alle proprie radici. Mi viene in mente la figura straordinaria di Seneca, che nelle sue lettere affronta proprio questo tema: la cura come cura di sé. L’idea è che se siamo sempre proiettati all’esterno, diventa difficile ritornare in noi stessi e scoprire il nostro valore intrinseco. La filosofia, spesso richiamandosi alla tradizione stoica, ci guida proprio in questa direzione: prendersi cura di sé, fare di sé l’oggetto della propria attenzione. Non si tratta di narcisismo, ma anzi di una terapia contro il narcisismo. Ritengo che questo sia un campo importante da esplorare oggi. Considerare la cura di sé come un’attenzione alla propria interiorità è un tema fondamentale anche per l’educazione. Possiamo certamente chiederci quali siano le migliori strategie per essere performanti, ma se non passiamo prima attraverso la scoperta di noi stessi, tutto rischia di disgregarsi e perdere significato».

Esiste anche un particolare filone della filosofia, la cosiddetta Philosophy for Children. Di cosa si tratta?

«Non è mai troppo presto per iniziare a fare filosofia, perché è necessario educare a una familiarità con se stessi fin dall’infanzia. Sono scettico riguardo alle prospettive che propongono di insegnare filosofia solo perché aiuta a ragionare. Bisogna fare filosofia perché aiuta a scoprire se stessi, e questo processo può iniziare già nell’infanzia. È importante far capire cosa significa ascoltarsi, percepire le proprie emozioni non per aumentare le proprie prestazioni, ma per concentrarsi su se stessi. La filosofia facilita questo processo in modo diverso dalla psicologia o dalla psicoanalisi, attingendo alle risorse della sua tradizione».

Parliamo del Canton Ticino, una terra che storicamente ha ospitato molti filosofi e intellettuali. È una regione che mantiene ancora questo privilegio?

«Sì, il Ticino mantiene questa peculiarità. Ci sono istituzioni e studiosi che, all’interno di varie organizzazioni del Canton Ticino, promuovono un discorso filosofico che trova seguito, anche nelle sue forme più tecniche o accademiche. Il Canton Ticino è privilegiato perché ha accolto molte personalità di spicco che hanno indirettamente generato diverse scuole di pensiero, le quali continuano a farsi sentire e a proporre idee di grande interesse. Soprattutto, c’è un pubblico attento e ricettivo, il che smentisce chi sostiene che la filosofia appartenga solo al passato: basta osservare l’interesse che continua a suscitare».

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