Filosofia e Religioni

Lilith, Adamo e Eva

Appunti su mondi femminili e monoteismi 

  • 3 febbraio, 08:12
  • 28 marzo, 10:29
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Di: Romano Giuffrida

Prima non aveva potuto confrontarsi con nessuno: un “prima” per lui non esisteva perché lui stesso non esisteva. Rimane quindi un interrogativo senza risposta: come poteva Adamo essere convinto sin dalla sua apparizione nell’Eden che la propria mascolinità significasse automaticamente superiorità e dominio sulla donna? Eppure, fu allora il “primo uomo” rivendicò alla “prima donna”, Lilith, la proprio superiorità, ma Lilith, considerando di avere gli stessi diritti di Adamo, non pensò nemmeno lontanamente di sottomettersi ai diktat maschilisti e lo abbandonò.

Alt: Lilith? Ma la prima donna non era Eva

Qui è necessario tentare di stabilire un minimo di coordinate storiche, mitologiche e bibliche.

Partiamo da un dato: la storia ebraica ebbe inizio circa quattromila anni fa, ma la credenza in un dio solo, Yhwh (generalmente si pronuncia Yahweh), arrivò molto tempo dopo. Nei racconti di quella che viene chiamata “storia primitiva” dell’ebraismo, sono infatti numerosi i riferimenti al politeismo che era stato indotto dalla contiguità dei popoli che parlavano lingue del ceppo semitico (arabi, ebrei, assiri, ecc.). In quella “aristocrazia” divina erano presenti anche molte dee e demoni, tra queste Lilith, figura conosciuta da secoli nella cultura mesopotamica come demone dalla duplice valenza: una negativa, perché assimilata all’idea di tempesta (e quindi portatrice di disgrazie) e una positiva che, come Grande Madre, l’associava alla femminilità e all’erotismo.

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Nella costruzione dell’immaginario patriarcale biblico Lilith ebbe un ruolo molto importante. Per capire perché, bisogna riferirsi alla Genesi, ossia al primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana. La Genesi è stata scritta tra il VI e V secolo a.C. e successivamente ampliata sulla base di narrazioni orali della tradizione. Questo ha fatto sì che si determinassero due “presentazioni” della creazione che, nonostante alcune importanti differenze, gli ermeneuti considerano comunque complementari.

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Nel primo capitolo della Genesi più antica è scritto: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». Indipendentemente dal fatto che questa affermazione per lungo tempo tolse il sonno agli esegeti del testo su una possibile originaria androginia di Adamo, la nascita contemporanea di maschio e femmina, determinò la convinzione dell’esistenza, prima dell’apparizione di Eva, di un’altra donna destinata a condividere con Adamo l’ineffabile Eden. Lilith appunto. 

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Nella Genesi successiva, è scritto: «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Al di là di quel «questa volta» pronunciato da Adamo che lascia intendere di avere già “sperimentato” un primo tentativo divino di dargli una compagna, ciò che è veramente determinante è che la nuova donna, Eva, sia stata “tolta” dall’uomo. La donna esisteva grazie al maschio: con ciò, inutile dirlo, si chiudeva la questione sull’uguaglianza dei sessi…

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Sappiamo poi come andò: l’albero della conoscenza, il serpente, la mela e l’invito di Eva ad Adamo alla trasgressione della norma divina. Per gli estensori dei precetti patriarcali questo passaggio rappresentò la “chiusura del cerchio”. Su quel binomio di figure femminili, Lilith e Eva, consciamente o inconsapevolmente, si è infatti cementato gran parte dell’immaginario maschile sulla donna.

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Due femmine: Lilith, la prima, colpevole di arroganza, presunzione, sensualità sfrenata, divenne il simbolo degli istinti incontrollati di uomini e donne e quindi del Male che minacciava l’unità della famiglia. Addirittura, nello Zohar, il libro più importante della Qabbalah (il testo che contiene gli insegnamenti esoterici dell’ebraismo), Lilith è la regina del mondo sotterraneo, la compagna di Samael (Satana). E poi c’è Eva, colpevole della disobbedienza imperdonabile nei confronti di Yhwh. Non senza conseguenze. Infatti, Yhwh alla donna disse: «Renderò grandi i tuoi travagli, quelli della tua gravidanza; con dolore partorirai figliuoli; tu avrai desiderio del tuo marito, ed egli dominerà sopra di te.». E ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla tua moglie, e mangiasti di quell’albero (…) sia la terra maledetta per te! Tu la godrai con travaglio tutto il tempo della tua vita (…) col sudor del tuo volto mangerai pane, sino a che tornerai alla terra, poiché da quella fosti tratto. Sì, terra sei, ed alla terra tornerai».

Come è facilmente immaginabile Adamo e le generazioni maschili successive non gradirono molto, e infatti, innumerevoli sono gli epiteti volgari che Eva si è portata e si porta sulle spalle tuttora… 

Al di là della facile ironia, perché questo riassunto, molto più che sintetico, di narrazioni, vicende e leggende di migliaia di anni fa legate alla religione ebraica, per approfondire la posizione della donna nella cultura israelita oggi? Perché i presupposti a fondamento della religione giudaica hanno le proprie radici in quell’epoca e quelle determinano il pensiero e l’agire di buona parte degli ebrei religiosi e praticanti nel mondo. Le allegoriche trasgressioni di Eva e di Adamo, rappresentando l’offesa nei confronti di Yhwh, hanno definito le regole dell’unica salvezza possibile per gli ebrei: consacrarsi con la massima e assoluta obbedienza e fedeltà ai Mitzvot ossia ai comandamenti dello stesso Yhwh. Nessuna deroga e in caso di disobbedienza, la giusta punizione. 

Ovviamente a questa assoluta osservanza e fedeltà è chiamata, soprattutto dalla componente della religione ebraica detta “ultraortodossa”, anche la donna israelita, con obblighi spesso molto rigidi.

Intervista a Thomas Römer (a cura di Roberto Antonini)

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