Lui è The Black Godfather (il padrino nero), come recita il titolo del documentario Netflix che racconta la sua storia. Clarence Alexander Avant nasce il 25 febbraio del 1931, e in carriera ha lavorato con tutti i più grandi, da Quincy Jones in giù. Come la maggior parte dei neri d’America, anche Avant è in cerca di successo, di rispetto, in qualche modo di riscatto. È l’executive molto attento ai diritti civili.
Cresciuto con Joe Glaser, manager di Louis Armstrong, di cui è un po’ il tirapiedi, uno dei primi contratti di successo di Avant riguarda un famoso giocatore di baseball, Hank Aaron, colui che superò il record di fuoricampo detenuto da Babe Ruth. Aaron è il battitore degli Atlanta Braves, che in quegli anni - nei ‘70 - vincono le World Series. Avant si accorge che Aaron non guadagna tanto perché è un giocatore di colore. Siamo ad Atlanta, nel sud degli Stati Uniti, città della Coca Cola. Il manager si reca proprio nella sede della Coca Cola per chiedere ai dirigenti una cosa: «Perché non usate Hank Aaron come vostro testimonial?» Loro gli rispondono che è di colore e bla bla bla... Al che Avant ribatte: «Forse non vi rendete conto che ci sono molte più persone di colore che bianchi, che bevono Coca Cola!» «Ah, non l’avevo notata questa cosa» ammette il presidente della multinazionale.
Clarence Avant è uno dei motori dell’emancipazione dei neri negli USA. Alla fine è sempre una questione economica. Lui diceva sempre che la vita si apre con un numero e finisce con un numero. È gestita da numeri. L’emancipazione degli afroamericani arriva soprattutto attraverso la televisione, grazie a testimonial di colore per grossi prodotti. Uno di questi è una figura oggi molto discussa, OJ Simpson, testimonial della Hertz, la famosa casa di noleggio automobili. Forse senza la vicenda di Hank Aaron non avremmo mai visto un Barack Obama presidente, o una Kamala Harris.
Parliamo di star maker, di persone che con le loro idee, con le loro visioni, riescono a far progredire il modo di vivere di tutti quanti. Da queste stesse visioni provengono le luminose carriere di Sarah Vaughan, Kim Weston, Luiz Bonfá e Bill Withers, quest’ultimo una delle scommesse di Avant ai tempi della Sussex Records.
Un caso a parte è quello di Rodriguez, il cui disco, all’uscita, è un clamoroso insuccesso. Tanto che il musicista sparisce dalle scene. Per poi riapparire grazie a un fortunato documentario che ne racconta la riscoperta, partita dal Sudafrica. «Vedete? Ci avevo beccato! Ci sono voluti 25 anni ma ce l’ho fatta!» commenta Avant. Storia che la dice lunga sulla discografia: le cose sulle quali nessuno scommette, che non vengono ricevute dal pubblico, prima o poi se hanno qualità vengono accettate.
Clarence Avant è anche manager di uno dei più importanti compositori di colonne sonore, Lalo Schifrin. Argentino, arrangiatore di Dizzy Gillespie, compone uno dei temi più importanti, quello di Enter the Dragon (I 3 dell’operazione Drago). Un film costato molto poco in quanto veicolo per Bruce Lee, che diventa uno dei “box office” in quegli anni negli Stati Uniti.
Assieme a Quincy Jones e al patron Berry Gordy, Avant è il vero promotore della Motown Records. Sono loro tre a far sì che negli USA avvenga una grossa rivoluzione di pensiero, in grado di scardinare la segregazione razziale. Il protagonista della nostra storia però è anche persona inquietante e irrequieta, fondamentale in ogni tipo di accordo. C’è lui quando la Stax (etichetta, tra gli altri, di Isaac Hayes) viene venduta alla Gulf and Western.
Non è solo una questione di strette di mano tra imprenditori. Alla Tabu Records scopre due musicisti di Minneapolis, del giro di Prince, che cambieranno il modo di fare i dischi. Sono Jimmy Jam e Terry Lewis. Due produttori in quel momento legati solo alle classifiche r&b che, trainati da Avant, riescono a uscire dal milieu. Come? Prendendo un gruppo che non c’entra letteralmente nulla a livello di immagine, gli Human League, per fare un singlo eccezionale come Human. Gli Human League provengono dalla musica elettronica e sono fanatici di Kraftwerk e Giorgio Moroder. Con Jam & Lewis producono un disco di musica afroamericana elettronica, raggiungendo il numero 1 negli USA ancora una volta dopo Don’t You Want Me Baby. Una delle poche volte in cui un disco di artisti bianchi viene suonato nelle radio r&b, che erano importantissime, come la WBLS di New York. Un altro game changer suggerito da Clarence Avant.
Ecco perché Clarence Avant è il Black Godfather. È il padrino. Dà l’impressione di essere il “Vito Corleone” della musica.
Si racconta di una riunione alla Universal Pictures, che doveva avere a che fare con ET, a cui Clarence Avant viene convocato. Nello stesso incontro è coinvolto anche Michael Jackson. In quel momento il punto di riferimento di Jacko è proprio il Nostro, perché sta organizzando il suo tour. Presenti anche la CBS, la Epic e l’agente di Steven Spielberg. A un certo punto qualcuno, vedendo Avant, chiede all’avvocato che gestisce il tutto: «Scusi, ma quel signore che fa?»
«Forse non avete capito che questo signore rappresenta tutti quanti, qui dentro» è la risposta del legale.
Senza di lui non si muove nulla. Non si sa cosa fa, ma quello che fa è fondamentale.
Clarence Avant muore il 13 agosto 2023.