PILLOLE DI COLORE (5/5)

I colori che non vediamo: un viaggio nell’invisibile

Al di là del rosso c’è l’infrarosso, e oltre il violetto l’ultravioletto: mondi cromatici invisibili per noi umani, evidenti per altri esseri viventi.

  • 4 settembre, 14:34
  • 10 ottobre, 09:52
imago810290685.jpg
  • IMAGO / Cavan Images
Di: Red. Il giardino di Albert / Davide Conconi 

Quando pensiamo ai colori, immaginiamo l’arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Questo è l’ordine della sequenza che ci appare quando la luce solare viene scomposta dalle gocce di pioggia. Una meraviglia della natura che il nostro occhio è in grado di cogliere in tutte le sue sfumature perché siamo animali visivi. Grandi risorse del cervello sono allocate alla visione e il nostro occhio vede particolarmente bene nello spettro della luce visibile, grazie a fotorecettori più sensibili ai colori (bastoncelli) posti prevalentemente al centro della retina. Questa nostra “affinità” con i colori ci accompagna fin dall’antichità, permettendoci di creare un mondo colorato attorno a noi e anche di elevare i colori a livello simbolico.

La serie “pillole di colore” della redazione digitale del giardino di Albert cerca di rispondere alle domande più insolite e curiose legate al colore nella nostra quotidianità: a che serve il colore in natura? I colori possono davvero influenzare la nostra mente? Com’è riuscito Homo sapiens a produrli nelle varie epoche? E come nascono i colori dai nostri schermi?

L’occhio umano: straordinario ma limitato

Lo spettro di colori che noi vediamo (quello dell’arcobaleno) è solo una piccola fetta della realtà. L’occhio umano è una macchina straordinaria, capace di distinguere milioni di sfumature. Ma è anche limitato: i nostri fotorecettori (coni e bastoncelli) sono sensibili solo a una piccola porzione dello spettro elettromagnetico, tra i 400 e i 700 nanometri circa. Al di sotto di questa soglia c’è l’ultravioletto, al di sopra l’infrarosso. Per noi, questi colori non esistono. Eppure, sono ovunque.

L’infrarosso è emesso da corpi caldi: ogni essere vivente, ogni oggetto che irradia calore, emette luce infrarossa. Ecco l’immagine di una colonia di api come la vedrebbe un serpente, Grazie a speciali ricettori termici posti sotto gli occhi, questi rettili possono captare e elaborare gli infrarossi, a livello cerebrale, assieme ai segnali visivi .

Una camera termica ci aiuta a immaginare come un serpente potrebbe vedere un'arnia con una colonia di api vive al suo interno

Una camera termica ci aiuta a immaginare come un serpente potrebbe vedere un'arnia con una colonia di api vive al suo interno

  • IMAGO / Frank Sorge

L’ultravioletto, invece, è presente nella luce solare e ha un ruolo fondamentale nella fotosintesi e nella visione di alcuni animali. In alcune specie di scorpioni, per esempio, l’illuminazione all’ultravioletto mette in evidenza la loro fluorescenza

Illuminato da una lampada UV, lo scorpione diventa fluorescente

Illuminato da una lampada UV, lo scorpione diventa fluorescente

  • IMAGO/Depositphotos

Il cane: un mondo in scala ridotta

I cani vedono il mondo in modo diverso da noi. Hanno solo due tipi di coni, contro i tre dell’uomo, e sono quindi dicromatici. Questo significa che distinguono meno colori: il rosso e il verde, ad esempio, appaiono simili. Ma compensano con un olfatto straordinario e una visione notturna superiore. E l’infrarosso? I cani non lo vedono, ma lo “sentono”. Alcuni studi suggeriscono che possano percepire il calore a distanza, grazie a recettori sensibili alla temperatura presenti sul muso. Non è visione nel senso stretto, ma è una forma di percezione che si avvicina a quella dell’infrarosso.

L'occhio di un Border Collie: può sembrare strano ma, a dipendenza della razza, i cani hanno un angolo di visione più ampio dell'essere umano

L'occhio di un Border Collie: può sembrare strano ma, a dipendenza della razza, i cani hanno un angolo di visione più ampio dell'essere umano

  • IMAGO / Pond5 Images

L’ape: l’artista dell’ultravioletto

Le api sono creature affascinanti. Hanno tre tipi di coni come noi, ma uno di questi è sensibile all’ultravioletto. Questo significa che vedono colori che per noi sono completamente invisibili. I fiori, ad esempio, spesso presentano disegni ultravioletti che guidano le api verso il nettare, come le linee luminose sulle piste che indicano agli aerei la via per atterrare. Per un’ape, un fiore non è solo giallo o blu: è anche un mosaico di contrasti UV. Questa visione è fondamentale per l’impollinazione e ha influenzato l’evoluzione delle piante stesse.

Un fiore: a sinistra come lo vediamo noi umani, a destra come lo vedrebbero le api

Un fiore: a sinistra come lo vediamo noi umani, a destra come lo vedrebbero le api

  • IMAGO / Avalon.red

Visioni alternative: cosa ci stiamo perdendo?

Immaginate di poter vedere l’infrarosso: il mondo si trasformerebbe in una mappa termica, dove ogni essere vivente brilla di calore. Oppure di percepire l’ultravioletto: il cielo apparirebbe più scuro, i fiori più intricati, la pelle umana rivelerebbe macchie invisibili. Alcune telecamere e strumenti scientifici ci permettono di “tradurre” questi colori invisibili in immagini visibili. È così che possiamo vedere il calore di un corpo, o i disegni UV di un fiore. Ma resta una traduzione, non un’esperienza diretta.

Un mondo più ricco di quanto pensiamo

La realtà è più ampia di quanto i nostri sensi ci permettano di percepire. Ogni specie ha una finestra diversa sul mondo, modellata dall’evoluzione e dalle necessità biologiche. L’essere umano ha sviluppato strumenti per espandere questa finestra: tecnologici e mentali. Ma resta affascinante pensare che, per un’ape, un prato fiorito sia un caleidoscopio ultravioletto, mentre per un cane sia un paesaggio olfattivo e termico.

Un prato fiorito: noi ne riusciamo a vedere solo una parte della bellezza

Un prato fiorito: noi ne riusciamo a vedere solo una parte della bellezza

  • IMAGO / Arnulf Hettrich

I colori che non vediamo ci ricordano che la nostra visione del mondo è parziale. E che, forse, in natura c’è una bellezza più profonda, ancora tutta da cercare.

1x1-giardino_di_albert

La scienza e la natura ti affascinano?

Il Giardino di Albert soddisfa la tua voglia di capire

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare