Da qualche tempo, la cantante grigionese originaria del Ticino Julie Fox si è fatta notare in Svizzera, e non solo, grazie ai suoi dischi (i minialbum Homeward Bound e Each Heart Is a Garden) e soprattutto grazie ad una scrittura musicale di successo che – come da lei stesso annunciato sul suo sito ufficiale – beneficia della maestosa ispirazione delle montagne dei Grigioni, di cui celebra la bellezza selvaggia.
Julie Fox artista del mese di ottobre su Mx3 (Local Heroes, Rete Tre)
RSI Cultura 04.10.2025, 15:50
Contenuto audio
Quello di Julie Fox è solo uno dei virtuosi esempi in cui il mondo della musica prende la natura come musa ispiratrice, per sviluppare testi e atmosfere che richiamano l’ambiente attorno a noi. Un connubio in essere da tempo immemore. Più recente e sorprendente è invece l’abilità di tradurre in melodia i suoni emessi da piante e animali.
Uno degli eventi storici che ha cambiato il modo in cui noi percepiamo il mondo animale è stata la pubblicazione del disco Songs of The Humpback Whale, registrato dal biologo statunitense Roger Payne nel 1970. Si tratta di un album particolare, senza musicisti: le cinque tracce altro non sono che i vocalizzi e i canti delle megattere.
Per la prima volta vengono registrati e fatti ascoltare al grande pubblico, mostrando quanto complesso, sofisticato e artistico sia il linguaggio di questi affascinanti cetacei. L’album raggiunge presto le 125 mila copie vendute, diventando disco di platino. Ma il suo successo è un altro: accende il dibattito sulla legittimità della caccia alle balene, che iniziano a essere viste come esseri senzienti e sensibili, capaci persino di comporre complesse e melodiche canzoni.
Questa pubblicazione innovativa ha aperto la strada ad altri lavori nel campo della bioacustica, alcuni più sorprendenti di altri. Come quelli che hanno permesso di capire che anche le barriere coralline emettono suoni, prodotti da tutte le numerose creature che abitano questi ambienti.
Quando una barriera corallina è sana, il suo suono naturale – fatto di scoppiettii, scrosci e richiami – crea un ambiente familiare e rassicurante per molte specie, stimolandone il ritorno e la colonizzazione. Al contrario, i reef degradati si trasformano in ambienti silenziosi che non riescono più a esercitare questo richiamo naturale e sono così destinati a perdere ulteriormente biodiversità.
La strabiliante diversità di suoni di una barriera corallina sana rende questi ambienti tra i paesaggi sonori sottomarini più studiati. Ricerche che hanno permesso di capire – ad esempio – che le larve dei pesci riescono a percepire i suoni della barriera e individuare la direzione da cui questi suoni provengono, usando le informazioni sonore per decidere se insediarsi su questi habitat corallini o no. I suoni di un reef sono dunque molto importanti e possono essere sfruttati per ripopolare le barriere danneggiate. Alcuni studi hanno già dimostrato che la riproduzione di suoni di barriere sane, tramite altoparlanti subacquei, può stimolare la riforestazione marina favorendo l’insediamento di nuove specie.

Le barriere coralline sono tra i paesaggi sonori più studiati
Se i suoni emessi dagli animali non sorprendono più di tanto, crea una certa meraviglia sentire parlare di suoni vegetali. Non stiamo pensando alla fabbricazione di strumenti musicali con il legno dell’abete rosso o di altre piante, ma di altri tipi di suoni che è buona cosa differenziare.
Da un lato ci sono i segnali elettrici prodotti naturalmente da piante e funghi che, grazie a particolari dispositivi, sono tradotti in suoni. Negli ultimi anni sono fiorite innumerevoli applicazioni e dispositivi che permettono di trasporre questi suoni in musica. Come quella che ha permesso ad una band inglese di far muovere degli strumenti musicali grazie agli impulsi elettrici generati dai funghi. Dire però che questi dispositivi diano voce alle piante e ai funghi è fuorviante: si tratta semplicemente di un trucco tecnologico per produrre suoni a partire da impulsi elettrici generati dagli esseri viventi.
Dall’altro però, anche le piante producono dei veri suoni che sono di recente diventati un importante tema di studio nell’ambito della fitoacustica. Può sembrare strano, ma oggi sappiamo che le piante non solo percepiscono e rispondono ai suoni, ma producono anche suoni che trasmettono informazioni ad altri organismi. Studi che negli anni hanno sì sollevato alcune perplessità nel mondo scientifico, ma che hanno avuto il merito di cambiare il nostro punto di vista sul mondo vegetale e sulla natura in particolare. Al giorno d’oggi, parlare di intelligenza delle piante – intesa come la capacità dei vegetali di percepire l’ambiente in cui vivono e reagire di conseguenza – non è più considerato un’eccezione, ma una nuova consapevolezza.
Serata speciale - Le altre intelligenze
Il giardino di Albert 07.10.2024, 20:50
Il mondo naturale in cui viviamo non è fatto non solo di bellezza, colori e profumi, ma anche di armoniose melodie. L’importante è saperle ascoltare, percepire, comprendere e le scoperte in questo campo sono solo all’inizio.