Ambiente

Una giornata per salvare i rinoceronti

Per proteggerli dal bracconaggio si procede alla rimozione preventiva del loro corno. Scopriamo come, nella giornata internazionale a loro dedicata

  • Ieri, 17:30
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  • IMAGO/wirestock
Di: red. giardino di Albert/Christian Bernasconi 

Le cinque specie di rinoceronte oggi esistenti vivono in Africa e in Asia. Malgrado l’imponente stazza, questi mammiferi non sono purtroppo al riparo dai pericoli legati alle attività umane, come la diminuzione dei loro habitat e, soprattutto, il bracconaggio. Per questo motivo, tutte le specie sono presenti nella lista delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Dal 1977 i rinoceronti sono pure inseriti nella convenzione di Washington sul controllo del commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (CITES) e tutto il commercio di rinoceronti e dei loro prodotti è vietato. Tuttavia, i bracconieri continuano a massacrare questi animali per poter asportare il corno e venderlo a peso d’oro sul mercato nero, in particolare in Asia.

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Per asportare il corno, i bracconieri uccidono gli animali senza pietà

  • IMAGO/Photoshot balance

Per cercare di contrastare questa pratica illegale sono stati messi a punto diversi stratagemmi: quello che sembra dare i maggiori riscontri è la rimozione preventiva del corno, una pratica che ha fatto diminuire l’uccisione di rinoceronti, anche se c’è ancora molto da fare per assicurare un futuro radioso a questi animali.

La rimozione del corno (o dehorning in inglese) può sembrare una tecnica cruenta e invasiva per gli animali. Per capire come avviene ne abbiamo parlato con Alessandra Maffioli, giornalista RSI e collega della redazione di Falò, che nel 2024 ha avuto l’occasione di assistere personalmente a uno di questi interventi durante un soggiorno in Sudafrica con la famiglia.

“Siamo stati contattati direttamente dal segretariato della riserva privata in cui avevamo previsto di soggiornare per proporci di partecipare a una spedizione di dehorning, un evento piuttosto raro, che si tiene una, al massimo due volte all’anno. L’offerta ci ha incuriosito e abbiamo accettato.”

L’intervento è condotto in maniera seria e professionale, coinvolgendo numerosi esperti, come ci conferma Alessandra Maffioli. “Saremo state una trentina di persone tra veterinari, ranger, rappresentanti del governo locale e della riserva e un’altra famiglia. Ci siamo riuniti tutti all’alba per illustrare nel dettaglio lo svolgimento dell’operazione, mentre poco lontano un elicottero aspettava di alzarsi in volo. Dopo un breve volo di ricognizione, i piloti hanno individuato un giovane rinoceronte maschio e il ranger a bordo l’ha colpito con un dardo contenente un anestetico. Dopo un paio di minuti l’animale si è accasciato, sedato, ma non addormentato. L’équipe medica è intervenuta immediatamente, assicurando il rinoceronte a terra con lunghe corde, coprendogli gli occhi con una benda per ridurre lo stress e inserendogli un tubicino nel naso per l’ossigeno. Poi con una sega elettrica gli hanno tagliato il corno. Una volta terminato, hanno pulito e disinfettato la ferita e hanno spalmato il moncone di corno con del catrame per evitare screpolature. Infine, gli hanno somministrato un antidoto che in pochi minuti ha fatto effetto. Il rinoceronte si è alzato e ha cominciato a camminare”.

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Il corno, una volta tagliato, ricresce dopo qualche mese

  • Alessandra Maffioli Stauffer

Il bracconaggio dei rinoceronti è una piaga purtroppo ancora molto presente, a causa dell’importante giro di affari ad esso collegato. È quindi importante parlarne per sensibilizzare l’opinione pubblica e far capire quali siano gli sforzi messi in atto per salvaguardia di questi animali. “Non sapevo cosa aspettarmi – prosegue Maffioli – avevo paura di assistere a un intervento invasivo, doloroso, persino cruento e di ritrovarmi a disagio. Difficile affermare con certezza che il rinoceronte non abbia sofferto, ma in nessun istante durante i tre interventi a cui abbiamo assistito ho avuto l’impressione che i rinoceronti abbiano provato dolore. Né all’inizio, quando sono stati colpiti e si sono accasciati, né durante il taglio del corno (che è fatto di cheratina come le unghie e quindi senza terminazioni nervose), né dopo il risveglio”.

Tuttavia, “è stata una bella esperienza: l’operazione è stata condotta con grande competenza e professionalità. Abbiamo avuto l’impressione che tutti avessero un ruolo preciso, sapessero cosa fare e agissero di conseguenza, con un’attenzione costante nei confronti dello stato di salute e benessere del rinoceronte. Inoltre, abbiamo imparato diverse cose sia su questa pratica, sia sul fenomeno del bracconaggio, sui prezzi del corno al mercato nero e sul comportamento dei rinoceronti”.

Partecipare ad un’iniziativa come questa ha un’importanza a livello di sensibilizzazione, ma ha anche un risvolto finanziario importante, aggiunge Alessandra Maffioli: “L’operazione richiede parecchi mezzi finanziari, visto il numero di professionisti coinvolti e per finanziarlo parzialmente chi gestisce la riserva in cui abbiamo soggiornato ha deciso di proporre ai turisti interessati di assistervi a pagamento”.

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Un rinoceronte dopo l'intervento di rimozione del corno

  • Alessandra Maffioli Stauffer

Dover rimuovere il corno dai rinoceronti per poterli difendere è solo uno dei tanti indizi che confermano come il rapporto di alcuni esseri umani con la natura si sia deteriorato e nasconda molte zone d’ombra. Partecipare direttamente ad un evento del genere e raccontarlo può anche generare interessanti spunti di riflessione, come quelli sollevati da una delle figlie di Alessandra Maffioli:

“Mi ricordo solo una sensazione sgradevole, come se quell’azione non dovesse aver luogo. Dopo che mi hanno spiegato il senso dell’operazione, ho pensato che in realtà fosse giusto, fosse fatto per il loro bene. Ma anche oggi non ne sono sicura. Vedere un animale al quale contro la sua volontà (se ne ha una) viene tagliata la sua caratteristica principale, la parte del corpo per cui è riconosciuto mi ha colpito negativamente. Mi è sembrato di non saperne abbastanza e ancora adesso provo la stessa sensazione. Non ripeterei l’esperienza una seconda volta, ma ciò non significa che, tornando indietro, non assisterei”.

Insomma, oltre agli interventi per contrastare il bracconaggio sarebbe opportuno riscoprire un sano rapporto con la natura, una situazione che idealmente dovrebbe permettere a noi e alle future generazioni di osservare i rinoceronti in natura in tutto il loro splendore e dotati del loro importante e simbolico corno.

Articolo legato all’almanacco del giorno di lunedì 22 settembre 2025 (Rete Uno ore 6h10), Giornata mondiale del rinoceronte.

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