Che si tratti dei premi di cassa malati in Ticino, degli abbonamenti per i trasporti pubblici a Zurigo o della 13esima AVS, le recenti votazioni mostrano che i cittadini svizzeri guardano sempre di più al proprio interesse personale quando si recano alle urne.
Secondo Lukas Golder, politologo dell’istituto gfs.bern, è un’espressione del crescente individualismo. “Oggi le persone sono più propense a pensare a sé stesse, mentre in passato si consideravano di più i vantaggi per la Svizzera nel suo insieme”. L’argomento della protezione del sistema economico nazionale convince meno, dice Golder. “Nelle campagne si parla sempre più direttamente di quali siano i vantaggi o svantaggi per il proprio portafoglio”.
Più egoista e meno prevedibile
Il politologo, che lavora dal 1999 per gfs.bern, osserva che dalla pandemia, nel 2020, il modo in cui si forma l’opinione pubblica in occasione delle votazioni è cambiato. “È diventato meno prevedibile e più egoista” afferma.
Da un lato, lo Stato ha limitato fortemente le libertà individuali durante la pandemia e “questo ha creato una frattura”, spiega Golder. Dall’altro, sia durante la pandemia che in seguito, ad esempio con il salvataggio di Credit Suisse, si è diffusa la percezione che lo Stato sia disposto a spendere molto quando lo ritiene necessario e questo ha fatto crescere l’idea che “ora tocca a me”. L’esempio più evidente è la 13esima AVS, e il più recente è l’abolizione del valore locativo.
Il cambiamento di mentalità alle urne (News Plus, SRF, 29.09.2025)
Il rischio di farsi del male
Perseguire solo interessi personali può però anche avere conseguenze dannose. Queste decisioni comportano spesso costi aggiuntivi per lo Stato, che possono avere effetti negativi sui contribuenti. Ne è un esempio il caso ticinese, con l’accettazione delle due iniziative sui premi di cassa malati che ha già scatenato le discussioni su come coprire il previsto costo di 400 milioni di franchi per le casse pubbliche.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Tetto-ai-premi-Ticino-come-Vaud-%E2%80%9CMissione-praticamente-impossibile%E2%80%9D--3155185.html
Ma i cittadini sono consapevoli di questo rischio? “Le persone si sono abituate all’idea che lo Stato possa colmare le lacune e affrontare le difficoltà, dimostrandosi più resistente di quanto si pensasse” afferma Golder. Negli ultimi decenni, infatti, la Svizzera ha superato numerose crisi, spesso senza conseguenze drammatiche per la situazione individuale.
Il rischio per la democrazia diretta
Il politologo guarda con una certa preoccupazione alla tendenza all’individualismo. “Per Parlamenti e Governi diventa sempre più difficile trovare compromessi che convincano una chiara maggioranza”.
Non solo in Svizzera, ma anche a livello internazionale, le decisioni sono sempre più risicate. Spesso sono polarizzate, osserva Golder: “Entrambe le parti vedono vantaggi nelle proprie posizioni, e si arriva così a risultati vicini al 50 e 50”. Questo rappresenta un rischio per la democrazia diretta, “perché il vantaggio di uno è lo svantaggio dell’altro”. In questo modo, solo una stretta maggioranza sostiene la decisione, mentre una parte consistente della popolazione ne resta esclusa.
Golder ritiene che anche il Governo abbia la sua parte di responsabilità. Dovrebbe tornare a promuovere con più convinzione la ricerca di compromessi. “Se ci riesce, si otterranno risultati meno egoistici e più orientati al bene comune” conclude.

Voto casse malati, due sì pesanti
Il Quotidiano 28.09.2025, 19:00