Cemento a vista e ampie facciate in vetro: così avrebbe dovuto essere il nuovo edificio dell’ambasciata svizzera a Pechino. I piani sono già pronti nei dettagli e si sarebbe pronti per dare il via ai lavori. Le autorità cinesi però non rilasciano il permesso di costruzione, perché il progetto non rispetta le distanze dai confini e viola le norme edilizie. I quattro milioni spesi finora sarebbero quindi persi, riferisce SRF.
Un investimento sbagliato del DFAE (HeuteMorgen, SRF. 11.07.2025)
La Confederazione avrebbe consapevolmente puntato alto: si voleva costruire un edificio rappresentativo e si è speculato sul fatto che si potesse ottenere un permesso di costruzione “dalla porta di servizio”, come riferito da fonti ben informate al polo inchieste di SRF, senza tenere conto che oggi questi accordi non siano più consueti in Cina.
A questo proposito, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha dichiarato: “I primi colloqui, in cui sono stati trattati i parametri del progetto, risalgono a oltre dieci anni fa. In un Paese così dinamico come la Cina, è comprensibile che certi standard possano cambiare rapidamente”.
Il progetto edilizio, in questa forma, non è realizzabile. Dopo anni di pianificazione, i responsabili lo hanno ora silenziosamente accantonato, come emerge da documenti interni della Confederazione consultati da SRF grazie alla legge sulla trasparenza.
Ufficialmente, l’idea di una nuova costruzione è solo rinviata: “La necessità di sostituire gli edifici esistenti della rappresentanza svizzera a Pechino permane”, afferma il DFAE.

Un rendering dell'edificio che non vedrà mai la luce
Impianti obsoleti e carenza di postazioni di lavoro
Con questo progetto, la Confederazione ha sprecato quattro milioni di franchi dei contribuenti. Denaro speso per un concorso di architettura e per la pianificazione, a cui se devono aggiungere le ore di lavoro dei dipendenti federali. Di fronte all’accusa di investimento errato, il DFAE risponde: “L’intero investimento non è perso, poiché prima o poi un nuovo progetto edilizio dovrà comunque essere realizzato”.
Il progetto era stato avviato dal DFAE nel 2016. Nella richiesta si legge perché fosse urgente trovare una nuova soluzione per l’ambasciata a Pechino: “Gli impianti tecnici sono obsoleti e hanno raggiunto la fine del loro ciclo di vita”. Inoltre, la sicurezza antisismica non sarebbe più conforme alle normative e sarebbero necessarie più postazioni di lavoro: “A causa del (...) fabbisogno di personale in costante aumento in uno dei Paesi partner più importanti per la Svizzera, lo spazio disponibile (...) è al limite”. Sarebbero necessari 132 posti di lavoro, ovvero un terzo in più rispetto a oggi.
Nel 2023 è intervenuto il Controllo federale delle finanze, mettendo in guardia sul rischio di un’esplosione dei costi. Il budget per la nuova costruzione era infatti salito da 25 a 48 milioni di franchi.

L'attuale edificio dell'ambasciata a Pechino risale al 1973
Piccoli interventi invece di una nuova costruzione
Oggi, la Confederazione non parla più di urgenza. Nel marzo 2025, i responsabili si sono riuniti per una seduta strategica. In quell’occasione è emerso chiaramente che non si sa con certezza quante postazioni di lavoro siano necessarie.
E ora, come si legge nel documento strategico, improvvisamente è sufficiente una semplice ristrutturazione: con interventi di manutenzione e misure mirate per ridurre il rischio sismico, si potrebbe prolungare “l’operatività” dell’edificio dell’ambasciata. Il DFAE afferma: “Con queste misure si riducono le carenze più urgenti degli edifici, rendendoli utilizzabili per altri dieci o quindici anni”.
Il futuro a lungo termine dell’ambasciata svizzera a Pechino resta incerto. Una cosa però è chiara: i quattro milioni di franchi spesi per la pianificazione dell’edificio, che non verrà mai costruito, sono andati persi.
La posizione delle autorità federali
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e l’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL) sono responsabili del rinnovamento e della costruzione delle rappresentanze svizzere all’estero. Nelle loro risposte congiunte a SRF sottolineano che la necessità di una nuova costruzione a Pechino continua ad esistere, in linea di principio.
Affermano che è necessario mantenere l’operatività nell’edificio esistente “fino all’attuazione di un progetto di nuova costruzione adattato”, cosa che viene garantita attraverso misure di manutenzione. Questo permetterebbe un utilizzo per altri 10-15 anni. “Questa misura è vantaggiosa anche per le finanze federali, poiché consente di posticipare importanti investimenti”.
Inoltre: “Di regola, le autorità estere non forniscono garanzie formali prima che la domanda di costruzione sia stata ufficialmente presentata. Non è quindi insolito che debbano essere apportate delle modifiche”.
Il DFAE gestisce complessivamente 170 rappresentanze all’estero. Molte di queste hanno raggiunto la fine del loro ciclo di vita e devono essere rinnovate. Il Consiglio federale ha incaricato DFAE e UFCL di ridurre in modo sostenibile i costi degli immobili. “Questo mandato è attualmente in fase di attuazione”.
RG delle 12.30 del 14.07.25, il servizio di Lorenzo Lamperti
RSI Info 14.07.2025, 12:45
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