Dopo il Nazionale, anche gli Stati hanno respinto per 34 voti a 7 l'iniziativa "Sì all'abolizione del servizio militare obbligatorio" depositata dal Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE).
I "senatori" temono che la soppressione dell'obbligo di leva costituisca un primo passo verso l'abolizione dell'esercito. Sono anche del parere che forze armate di volontari non siano in grado di garantire la sicurezza del paese.
Il servizio militare obbligatorio, è stato sostenuto, non permette soltanto all'esercito di mobilitare tanti uomini quanti ne richiede la minaccia, ma anche di approfittare nella vita civile delle competenze acquisite dai soldati.
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Il servizio di Paola Latorre
RSI Info 05.03.2013, 13:01
Il Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE) aveva depositato il 5 gennaio 2012 alla Cancelleria federale l'iniziativa popolare “Sì all'abolizione del servizio militare obbligatorio” che è stata sottoscritta da 107'280 persone. Per i promotori era giunto il momento per la Svizzera di “sopprimere questo residuo della guerra fredda”, liberando così risorse finanziarie da impiegare nelle sfide alle quali il paese e il mondo sono confrontati. Il GSsE ha precisato che l'iniziativa concerne soltanto l'art. 59 della Costituzione , che impone l'obbligo di leva, ma non quello precedente, che introduce il principio dell’esercito di milizia.
In un comunicato l’Associazione per una Svizzera sicura saluta il rifiuto dell’iniziativa popolare per l’abolizione dell’obbligo di servizio. Nella nota, viene sottolineato che “l’obbligo di servizio militare ed il principio di milizia sono sensati e necessari dal punto di vista della politica di sicurezza, come pure corretti dal punto di vista della politica statale. In caso di abolizione dell’obbligo di servizio l’esercito sarebbe troppo piccolo, per adempiere ai propri compiti costituzionali”.
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