La reazione della NATO allo sconfinamento di droni russi in Polonia continua a suscitare perplessità. Nei prossimi giorni verrà infatti avviata una nuova iniziativa (denominata Eastern Sentry) volta a proteggere i confini orientali, per poter mobilitare - in caso di minaccia - le risorse in maniera flessibile.
Per capire quanto l’Europa rischia di essere fragile e impreparata di fronte a una “guerra moderna” il Telegiornale ha sentito l’opinione di Mauro Gilli, professore di Strategia Militare presso la Hertie School di Berlino. “Tutti gli analisti sostanzialmente convergono sul fatto che i Paesi europei non sono attualmente nella posizione di combattere una guerra moderna. Per tante ragioni, a partire dalla mancanza di scorte di munizioni di precisione ai problemi di reclutamento”, risponde Gilli.
Sull’efficacia della nuova operazione annunciata ieri dalla NATO, l’esperto di strategia militare riassume le opinioni degli analisti: la maggior parte ritiene questo tipo di misure necessarie, per altri non sono invece sufficienti. “La Russia avrà sempre un vantaggio perché il costo individuale di un tronco di un missile è di lunga inferiore al costo necessario ad abbatterlo”, spiega Gilli: l’unica soluzione sarebbe quella di eliminare la capacità produttiva russa di questi armamenti. “L’analogia che viene usata”, conclude, è che “non bisogna intercettare le frecce, bisogna uccidere l’arciere”.