I tre ministri degli Esteri europei giunti a Ginevra per incontrare il loro omologo iraniano Abbas Araghchi hanno esortato Teheran a negoziare con Washington per evitare un’escalation regionale. L’Iran ha ribadito la sua disponibilità al dialogo, ma solo quando Israele avrà cessato i suoi attacchi.
Venerdì sera, i ministri degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, quello tedesco Johann Wadephul, quello britannico David Lammy e la capa della diplomazia UE Kaja Kallas si sono presentati uniti davanti alla stampa al termine di quasi tre ore di discussioni, intervallate da una pausa. “Non può esserci solo una soluzione militare” alla crisi del nucleare iraniano, ha affermato il ministro francese.
“Le operazioni militari possono ritardare un programma nucleare, ma in nessun caso eliminarlo”, ha aggiunto. Tuttavia, “l’Iran non può avere la bomba”, ha rincarato Lammy, affermando che la finestra diplomatica resta aperta.
Gli europei rimproverano all’Iran di arricchire uranio dieci volte oltre il limite consentito e di disporre di scorte trenta volte superiori a quelle autorizzate. Al contempo vogliono sfruttare le due settimane concesse dal presidente americano Donald Trump prima di una possibile decisione di un coinvolgimento diretto statunitense nel conflitto scatenato da Israele contro l’Iran. Tuttavia, è difficile vedere un reale progresso dopo l’incontro di venerdì.
L’amministrazione americana, su questa questione come su altre, ha mostrato “la volontà di trovare soluzioni negoziate”, si è limitato a dire Barrot, che avrebbe poi dovuto informare telefonicamente il suo omologo statunitense Marco Rubio.
L’Iran: “Pronti a negoziare appena l’aggressione si fermerà”
Se Wadephul parla di “intenzioni serie” da parte di Teheran di proseguire un dialogo sul nucleare e sulle sfide regionali, Araghchi si è mostrato più sfumato davanti alla stampa, ribadendo la posizione della Repubblica Islamica: “L’Iran è pronto a considerare nuovamente la diplomazia non appena l’aggressione terminerà e l’aggressore sarà ritenuto responsabile”, ha affermato.
Araghchi ha approfittato del suo viaggio a Ginevra anche per chiedere al Consiglio dei diritti umani dell’ONU di opporsi alla “grave ingiustizia” contro il suo Paese, definendola un “crimine di guerra”. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres da parte sua ha nuovamente esortato le parti in conflitto ad aprire alla possibilità della “pace”.
L’impressione è però quella di un dialogo tra sordi, considerato che Israele per il momento rifiuta di dare una possibilità a un approccio diplomatico. “Ci aspettiamo che i ministri degli Esteri prendano una posizione ferma” contro Teheran, aveva dichiarato nel pomeriggio alla stampa l’ambasciatore israeliano all’ONU a Ginevra, Daniel Meron, che chiede il “completo smantellamento” del programma nucleare iraniano, lo smantellamento delle scorte di missili balistici e la fine delle attività “terroristiche” dell’Iran nella regione. Israele ha avuto “successo”, ma “ha ancora molto lavoro da fare” per eliminare le capacità nucleari e balistiche iraniane, ha aggiunto. Secondo Meron l’operazione militare continuerà.

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