Gli Stati Uniti potrebbero decidere di unirsi a Israele nella guerra contro l’Iran? Un’ipotesi che non fa l’unanimità, ma che sta facendo sempre più discutere nelle ultime ore. Il motivo sarebbe quello di aiutare lo Stato ebraico a raggiungere il suo obiettivo dichiarato, ovvero impedire a Teheran di costruire una bomba atomica. Eventualità anch’essa dibattuta, che vede esperti di sicurezza, servizi segreti e anche le Cancellerie di tutto il mondo divisi tra chi sostiene che la Repubblica islamica sta perseguendo questo scopo e chi invece dichiara che non ci sono evidenze in questo senso. Teheran ha per parte sua dichiarato che il suo programma nucleare è pacifico, mentre la scorsa settimana il consiglio di amministrazione delll’AIEA – l’Agenzia internazionale per l’energia atomica – ha dichiarato che l’Iran ha violato gli obblighi di non proliferazione.
- La risoluzione dell'AIEA
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/info/mondo/oje7q1-La-risoluzione-dellAIEA/download/gov2025-38.pdf
Tuttavia, indipendentemente da queste considerazioni, se veramente il presidente statunitense Donald Trump dovesse decidere di impegnare gli USA nel conflitto a fianco dello Stato ebraico, potrebbe entrare in gioco un’arma specifica di cui si sta ampiamente parlando negli ultimi giorni: la GBU-57, una potente bomba anti-bunker statunitense, che fungerebbe da arma strategica essendo l’unica bomba in grado di distruggere le strutture nucleari iraniane profondamente sepolte.
Di cosa di tratta e come funziona?
La GBU-57 è una bomba guidata anti-bunker costruita dalla Boeing e sviluppata per l’aeronautica militare statunitense. Con un peso di circa 13 tonnellate per “soli” 6 metri di lunghezza circa, è considerata quella con la più alta capacità di penetrazione, raggiungendo anche i 60 metri nel cemento prima di esplodere. Questa sarebbe l’unica arma convenzionale (ovvero non nucleare, ndr.) capace di distruggere i siti nucleari iraniani.
L’unico aereo in grado di trasportare questi ordigni è il B-2, il bombardiere strategico stealth, utilizzato solo dagli USA, del quale esistono 20 esemplari in servizio. I B-2 hanno un’autonomia di oltre 11’000 km e sono quindi in grado di raggiungere il Medio Oriente partendo anche da basi molto lontane.
A differenza di molti missili o bombe che fanno esplodere le loro cariche all’impatto, queste testate anti-bunker penetrano prima nel terreno ed esplodono solo una volta raggiunta l’installazione sotterranea.

Perché questa bomba?
Sebbene in cinque giorni l’esercito israeliano sia riuscito a decimare il comando militare iraniano e una serie di installazioni di superficie, “ci sono ancora molti interrogativi sull’efficacia degli attacchi israeliani contro il cuore pulsante del programma nucleare iraniano”, ha riassunto all’agenzia AFP Behnam Ben Taleblu, esperto della Foundation for Defense of Democracies, un centro di ricerca neoconservatore statunitense, aggiungendo però che l’impiego di una simile arma avrebbe un enorme costo politico.

Una fotografia del 2020 di un bombardiere stealth B-2 Spirit
Il monito dell’IAEA
Indipendentemente dall’impiego o meno delle GBU-57, prendere di mira i siti nucleari iraniani pone enormi rischi dal profilo della sicurezza, motivo per il quale la stessa AIEA ha ribadito pochi giorni fa che gli attacchi possono causare rilasci radioattivi e che gli attacchi armati contro installazioni nucleari pacifiche violando i principi della Carta dell’ONU, il diritto internazionale e lo statuto della AIEA e che sono un ostacolo alla diplomazia, in quanto compromettono gli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente le questioni legate al programma nucleare iraniano.


Tensione altissima in Iran e Israele
Telegiornale 17.06.2025, 20:00