Mondo

Dipingere in bianco e nero in attesa della pace

Malak Mattar è un’artista di Gaza che ora vive a Londra - Con le sue opere presenta il punto di vista di una generazione segnata dalla guerra

  • 2 ore fa
03:30

Gaza: una generazione segnata dalla guerra

Telegiornale 08.10.2025, 20:00

Di: Telegiornale-Loretta Dalpozzo/DC 

Nell’arte Malak Mattar ha trovato la sua voce. Il colore, spera, tornerà con la pace. Sopravvissuta a cinque guerre israeliane, dall’inizio del conflitto dipinge in bianco e nero. Da Gaza si è trasferita a Londra il 6 ottobre 2023, ignara dell’orrore che i suoi genitori avrebbero vissuto. Nella capitale britannica è stata intervistata dai colleghi del Telegiornale della RSI.

“Non riesco a vedere i colori”, ha spiegato. “Sono cresciuta sapendo che l’arte è un mezzo per esprimersi e liberarsi dalle emozioni difficili. E questo continua perché a Gaza si vive nella paura, in un circolo vizioso. Un giorno c’è il cessate il fuoco e poi arriva un’altra guerra”.

Malak Mattar, 25 anni, è nipote di rifugiati palestinesi del 1948. Sin da adolescente, a Gaza, ha trovato rifugio nella pittura, grazie alla quale ha ottenuto una borsa di studio nel Regno Unito. Sua madre l’ha sempre sostenuta e dopo due anni sono di nuovo insieme. “Sono molto felice che i miei genitori ora siano qui”, confida. “È stato un viaggio difficile. Ma penso alla mia famiglia a casa: i cugini rimasti meritano di avere una vita normale e non di soffrire, di vivere sotto i bombardamenti 24 ore su 24”.

Spesso censurata, Malak trasforma ora il suo vissuto in attivismo, in progetti artistici. Come il recente concerto “Uniti per la Palestina”. “Il mio messaggio è un invito all’azione, perché un giorno, tra 20 o 30 anni, la gente vi chiederà ‘cosa avete fatto quando è avvenuto il genocidio in diretta televisiva?’. Questa sarà la vostra eredità. E sarà meglio avere una buona risposta”.

Con la sua arte, Mattar porta nel mondo la prospettiva di una generazione segnata dalla guerra, dalla migrazione e dalla voglia di vivere malgrado la disperazione. “Riconoscere lo Stato di Palestina è importante perché significa che c’è un futuro, ma allo stesso tempo il genocidio non si è fermato, il finanziamento delle armi non si è fermato”, spiega. “Ciò che spero davvero è che le persone vengano salvate. Questa è la mia prima reazione al piano di pace. La mia priorità è vedere le persone riposare, trovare pace dopo questo incubo. Il peggiore genocidio del nostro secolo”.

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare